“Bacon, Freud, la Scuola di Londra” al Chiostro del Bramante
Il Chiostro del Bramante di Roma farà da cornice – fino al 23 febbraio 2020 – alla mostra “Bacon, Freud, la Scuola di Londra”, un interessante viaggio a cura di Elena Crippa, Curator of Modern and Contemporary British Art, e organizzata in collaborazione con la Tate di Londra.
Due personalità di spicco, Francis Bacon e Lucian Freud, a raccontare insieme un passaggio essenziale per l’arte contemporanea, la Scuola di Londra: sono oltre quarantacinque i dipinti, i disegni e le incisioni di artisti dell’arte moderna britannica. Artisti eterogenei che, con approcci e tecniche diverse, trattano temi reali, attraverso la fragilità umana, e che raccontano contraddizioni ed esperienze di vita nel periodo che va dal 1945 al 2004: Michael Andrews, Frank Auerbach, Leon Kossoff e Paula Rego. Vediamo infatti che il dopoguerra lascia l’Europa intrisa di sentimenti di angoscia, che prendono vita nelle opere di questi pittori visionari e radicali per raccontare guerra, immigrazione, miseria e società.
Il percorso della mostra comincia con le opere degli anni ‘40 e ’50 che hanno come soggetti amanti, amici, autoritratti e qui ci stupisce immediatamente “Girl with a Kitten” realizzato nel 1947 da Lucian Freud (1922-2011) che, scappato dalla Germania per sfuggire al nazismo, ritrae qui la sua prima moglie Kathleen Garaman: un disegno forte, determinato e in cui la donna stringe con una presa decisa il collo del gatto, abbandonato e rassegnato al suo destino. È il suo “Boy Smoking”, olio su rame 1950-51, a fare da manifesto alla mostra, un ritratto uniforme e sovrappensiero.
Si prosegue con Francis Bacon (1909-1992) che, nato e cresciuto in Irlanda, arriva in Inghilterra quindicenne per scappare dal padre che non ne accetta l’omosessualità. Bacon amava dipingere dal vivo, tendeva a isolare le figure, delimitando – e in tal modo costruendo – il luogo in cui è rappresentato il soggetto. “Dog”, olio su tela del 1952, rappresenta l’angoscia della vita contemporanea nel binomio aggressivo-vulnerabile, che si dimena sul lungomare di Monte Carlo.
“Vorrei che i miei dipinti suscitassero la sensazione di essere stati attraversati da un essere umano che ha lasciato una scia della sua presenza, la traccia della memoria di eventi passati, proprio come una lumaca lascia la sua bava”.
Si prosegue con Paola Rago che lascia il Portogallo per studiare pittura nelle scuole inglesi e che, in vena autobiografica, esplora la figura sociale della donna che culmina in “The Dance”, una danza della vita, un dipinto onirico che rimane ancorato alla realtà. Si intravede infatti, sullo sfondo, la fortezza, prigione e luogo di tortura durante la dittatura di Estado Novo dal 1926 al 1974.
Michael Andrews, un norvegese che incontra Freud – suo professore alla scuola d’arte – adotta un realismo di tipo esistenzialista, indagando la posizione dell’individuo nel mondo e nella relazione tra uomo e natura. Ammiriamo qui il suggestivo “A man who suddenly fell over”, olio su faesite del 1952.
Anche Frank Auerbach scappa dalla Germania per sfuggire il nazismo. Ha una pittura scultorea; impressionante il paesaggio “Primrose Hill”, olio su tavola del 1967-68 che, in cui pennellate decise e audaci, indicano il movimento dei rami.
Leon Kossoff, nato a Londra da ebrei russi, disegna e dipinge costantemente i suoi anziani genitori. Utilizza il disegno per stabilire un legame con i suoi soggetti e per conoscerli intimamente. All’interno dei suoi quadri le figure acquistano una forte accezione materiale in una visione spaziale ampia, in cui si percepiscono movimenti, energia e rumore. Ne vediamo un esempio in “Children’s Swimming Pool, Autumn Afternoon”.
Un’opportunità da non perdere è quella di vedere la proiezione di un video – commissionato appositamente per la mostra – di Enrico Maria Artale che trae ispirazione da alcuni quadri esposti, a creare un gioco interessante di chiaroscuro che da un lato ne evidenzia l’assenza, mentre dall’altro ne determina il mutamento ossessivo, “un istante immaginario che precede e determina l’atto stesso del dipingere: una spoliazione intima, una messa a nudo dell’io”. Un particolare appunto, inoltre, per la precisa e dettagliata narrazione dell’audioguida, la cui narrazione è affidata alla voce radiofonica di Costantino D’Orazio, storico dell’arte e saggista.
Marianna Zito