“Baci all’inferno” di Ariana Harwicz
“Baci all’inferno” (Ponte alle Grazie, pp. 205, euro 16,90) è il nuovo romanzo dell’argentina Ariana Harwicz.
“Quanto durerà questo? Quanto dura questo sentimento. Ho il sistema nervoso pieno fino all’orlo, ma cerco di resistere. Che cosa provi per me, figlio, potresti provare quello che provo io? Possiamo provare la stessa cosa adesso. Me lo chiedo all’infinito e non mi rispondo mai.”
“Baci all’inferno” comprende due romanzi brevi, La debole di mente e Precoce, legati tra loro dal tema della relazione fra madre e figli.
Il primo, La debole di mente, è il romanzo che racconta di un malsano rapporto madre-figlia, fatto di amore-odio, complicità e contrasto. Ciò che le accomuna è la sottomissione al mondo maschile, la dipendenza dal sesso e l’assuefazione a un certo livello di violenza. Ne emerge un quadro di degrado pressoché totale, in cui l’instabilità mentale e la mancanza di punti di riferimento, tanto per il lettore quanto per le protagoniste, la fanno da padrona.
Il secondo romanzo breve, Precoce, ha al centro il rapporto madre-figlio. Anche qui tornano prepotenti instabilità mentale e la mancanza di punti di riferimento, soprattutto di figure maschili, con una madre che affronta da sola la gestione di un figlio in età adolescenziale. Il rapporto tra i due è malato non meno che nel primo racconto.
Narrati con scene brevi e una sorta di flusso di coscienza, i due romanzi lasciano decisamente spiazzati, con ben pochi appigli e un contesto di riferimento piuttosto vago. Un linguaggio crudo che ben lascia emergere scenari di violenza, degrado, ossessione. Ma anche di profonda solitudine, in cui se le figure femminile sono sopraffatte dal tutto, quelle maschili sono completamente assenti o discutibili.
Laura Franchi