“Avvicinati e ascolta” – L’ultima raccolta di Charles Simic
Charles Simic, nella sua ultima raccolta “Avvicinati e ascolta” (2020, pp. 181, euro 16) pubblicato dalla casa editrice Tlon nella traduzione di Damiano Abeni e Moira Egan, con il suo minimalismo abbraccia tutti gli aspetti metafisici della condizione umana, ci lascia sospesi nel dubbio, nell’incertezza e, al tempo stesso, in una culla di beatitudine. Ogni cosa è al suo posto, in equilibrio. Tutto il negativo si dissolve in salvezza, “molto lutto ci attende amici miei./Da questo giorno in poi/ metteremo alla prova la nostra sorte”; ed ecco che impariamo, non senza fatica, che dall’oblio risaliamo perdendoci anche nell’umorismo o addirittura in una risata e, in simultanea, l’oscurità esteriore – in richiamo ai più grandi poeti senza vista – riporta a una profonda indagine interiore, volta a integrare gli opposti. Il buio e la luce. Il buio e la gioia. Il buio e l’amore. Dove il buio spegne, luce accende. Dove il buio spegne, amore accende. Ciò che ci terrorizza è dentro o fuori di noi?
Premio Pulitzer (1990), Charles Simic nasce nel 1938 a Belgrado, in Serbia, Paese che dovette abbandonare presto, per ritrovarsi solo anni dopo negli Stati Uniti riunito finalmente alla sua famiglia; e poi Chicago, dove Simic, all’età di ventun anni, cominciò a interessarsi alla poesia, fino a diventare uno dei più rilevanti poeti americani di oggi. La sua voce è in grado di parlare con il peso di un avvenimento storico universale – “ho vorticato cadendo a terra/quasi senza fare rumore/perché il vento mi portasse lontano” – che lo vede un giovane profugo costretto ad allontanarsi dalle sue origini, da “una nazione che non è più sulle carte geografiche”. La sua voce adduce un forte senso musicale, che richiama le note del jazz, rendendolo – come spiega Moira Egan nella sua introduzione – il “poeta quintessenziale dell’insonnia e della tragicommedia umana”.
Nelle quattro sezioni della raccolta troviamo argomenti dall’arte alla filosofia e alla politica, dove lo spazio e il tempo si amplificano e dove il passato si modernizza incontrando il presente e il futuro “Quel che accadrà poi non lo saprai mai./Il destino cieco dirige lo spettacolo qui”, e si delinea attraverso la memoria e i ricordi.
Marianna Zito