“Autoritratto con pianoforte russo” di Wolf Wondratschek
Nel romanzo “Autoritratto con pianoforte russo” (Voland, Collana Intrecci, 2021, pp. 176, euro 18, traduzione di Cristina Vezzaro) troviamo il matrimonio ideale fra scrittura e musica. Il tutto descritto come piccoli momenti di vita.
Infatti, nello scrivere, Wolf Wondratschek, cerca di catturare tutti i singoli istanti di due uomini che si danno appuntamento in un caffè, a Vienna. Un anonimo scrittore austriaco ascolta, in un quasi monologo, la storia del pianista russo Suvorin. Ed ecco che Suvorin ci fa partecipi del suo passato, raccontando esperienze ricche di bellezza, nostalgia, vecchiaia, affaticamento; una vita frenetica quella del musicista, fatta di eccessi, alcol e relazioni. Le frasi brevi e il monologo, fanno sì che il testo scivoli come se stessimo vivendo in prima persona il faccia a faccia con Suvorin, che viaggia fra i suoi ricordi in modo incontenibile e ondeggiante, quasi come se stesse suonando la sua stessa vita.
Musica e testo sembrano quasi danzare, fra le pagine. Eppure, nel frattempo, non possiamo fare a meno di notare, come il suo lavoro, lo abbia forse spinto al limite. I capitoli sono divisi in domande, che scandiscono momenti di pausa, fra un pensiero e un altro; questo permette ai lettori di alimentare il desiderio di proseguire in questa melodia che Wondratschek ha composto appositamente per loro.
Pietro Luiso