“Autistiche. Donne nello spettro” di Clara Törnvall
“Solo quando ho ottenuto la diagnosi ho avuto la certezza di essere una persona vera. Dopo l’eccitazione iniziale, ho notato che era successo qualcosa in me. Una sorta di calma si era lentamente insinuata, una lunga espirazione che si sentiva nel mio corpo e si udiva nella mia voce. Parlavo più lentamente e con più sicurezza. L’ansia si era attenuata e ho ridotto la mia dose di antidepressivi”.
Clara Törnvall nel suo libro “Autistiche. Donne nello spettro” (Elliot Edizioni, pp. 200, euro 20, traduzione di Daniele Marannino) riassume in queste poche parole le sensazioni intense e travolgenti provate dopo aver ricevuto la diagnosi di autismo ad alto funzionamento all’età di quarantadue anni.
Il libro si presenta al lettore da un lato come una autobiografia, per i tanti riferimenti personali dettagliati con dovizia di particolari, dall’ altro come un saggio per i tanti richiami a donne del passato che, dopo uno studio sulle loro vite, sono state considerate come appartenenti allo spettro autistico.
Clara Törnvall in questo libro ci racconta i momenti essenziali della propria vita, da quando bambina e poi adolescente interagiva con difficoltà con i coetanei, quando il suo bisogno di regole e di ordine mal si conciliava con l’inquietudine tipica degli adolescenti, quando, da adulta, la necessità di regole e di tempi scanditi le imponeva rigide tabelle di marcia nelle per semplici azioni quotidiane e, soprattutto, quando la sua mancanza di empatia nelle relazioni interpersonali limitava fortemente amicizie e intimità.
A 42 anni, dopo un matrimonio, un figlio ed un doloroso divorzio, seguito da un periodo di grave depressione, l’autrice trova la forza di cercare le risposte alle tante domande che affollavano la propria mente e si rivolge ad un centro specializzato per l’autismo dove, dopo aver eseguito tutti i test previsti, le viene diagnosticata la sindrome dello spettro autistico ad alto funzionamento.
Dopo la diagnosi la scrittrice ha iniziato ad approfondire le tematiche dello spettro autistico nelle donne, andando a studiare quegli atteggiamenti ritenuti “singolari” di donne che si sono distinte nel panorama culturale e sociale che pur presentando evidenti caratteristiche di autismo non hanno mai ricevuto una diagnosi specifica.
Nel libro l’autrice ci racconta di queste donne e di come la comprensione dei meccanismi dell’autismo fosse diventato per lei una esigenza fondamentale. Le pagine del libro ci raccontano della sua vita, delle sue sensazioni e di come queste, lette alla luce della diagnosi ricevuta, potevano essere interpretate in maniera completamente differente.
L’autismo raccontato è un autismo invisibile, difficile da diagnosticare, perché con caratteristiche meno evidenti rispetto ad altre condizioni di autismo con sintomi più marcati, principalmente perché – come la stessa scrittrice ci racconta per averne vissuto i meccanismi sulla propria pelle – le donne con spettro autistico ad alto funzionamento sono molto brave a mimetizzarsi, a mascherare i propri turbamenti, a imitare le coetanee negli atteggiamenti pur non essendo pienamente in grado di comprenderne i risvolti.
Culturalmente e storicamente donne con comportamenti inusuali fino a poche decine di anni fa, venivano semplicemente indicate come “strane” o con “fissazioni” e nessun approfondimento veniva fatto. Non da ultimo le prove volte a individuare caratteristiche proprie dell’autismo utilizzavano parole, esempi, modelli tipici della sfera maschile così che le donne autistiche a stento riuscivano a rispondere alle prove effettuate e quasi mai riuscivano ad avere una corretta diagnosi.
Diagnosi che per la scrittrice è stata la vera salvezza, l’inizio di un percorso di accettazione delle proprie stranezze fino a diventare orgogliosa della propria unicità con un unico grande rammarico, quello di aver trascorso 42 anni cercando di adattarsi a una vita, a un contesto che non era il suo e dove lei era l’eccezione, quella strana, “ma chi è la persona comune che costituisce la norma? Chi è quella normale, colei per cui si costruiscono modelli razionali?”
Anna Lisa Coletta