“Autismo: un futuro nell’arte. Quando il talento supera la disabilità” a cura di Paola Binetti
Nella cornice dell’Istituto “Luigi Sturzo” in Via delle Coppelle a Roma, il 14 ottobre,è stato presentato il volume “Autismo: un futuro nell’arte. Quando il talento supera la disabilità” (Edizioni Magi, pp. 88, euro 15). La Senatrice Paola Binetti, la curatrice del libro, ha subito evidenziato, a proposito della volta della sala in cui si teneva l’incontro, che l’arte si interpella al di là del tempo. Ricorda che l’autismo è una condizione in crescita in quanto le diagnosi sono più frequenti, aumentano anche le manifestazioni e allora bisogna parlare di Autismi e dunque anche di Spettro autistico. Oggi viene in mente anche Greta Tumberg e la sua potente forza di comunicazione. Non conosciamo le cause dell’autismo, ci sono sicuramente delle origini genetiche, ma non sappiamo quali e pertanto non possediamo, per la cura, alcun farmaco. Bambini e ragazzi hanno la difficoltà di comunicare con gli altri e dunque comunicano solo con se stessi. Si può dire che sia possibile comunicare attraverso l’arte e che questa permette loro di sentirsi inclusi e accolti. Nel riconoscermi, ricordo. La Dott.ssa Binetti pone, inoltre, una riflessione sulla Frontiera proprio perché l’Associazione Medici e Frontiere ha organizzato la presentazione insieme all’altra Associazione Ultrablu. La frontiera è una ricchezza, una garanzia di libertà e non un ostacolo.
Nel successivo intervento la Dott.ssa Magda di Renzo, analista junghiana e responsabile del servizio di Psicoterapia dell’Istituto di Ortofonologia, ha immediatamente sottolineato come non bisogna mai anteporre il disturbo al bambino. Lo spettro autistico rappresenta il rispetto per la gradualità. Rispetto all’autismo, ha proseguito, bisogna sfatare almeno due miti. Il primo riguarda l’associazione con il Ritardo mentale, che oggi rispetto a ieri è presente in appena il 40% delle situazioni problematiche; al contrario, in molte situazioni, i bambini mettono sotto scacco gli educatori e altri professionisti che non riescono a comprendere la loro difficoltà di relazione e di comunicazione. Il secondo mito da sfatare riguarda la mancanza di capacità empatica, ma in realtà i bambini autistici sono schiacciati da una emotività che non riescono a canalizzare. Le stereotipie hanno un valore esistenziale e dunque il loro mondo interno è sì non strutturato, ma allo stesso tempo è ricco di potenzialità. Il funzionamento visivo appare vivido ed è fondamentalmente indirizzato all’osservazione dei dettagli. E proprio per questo motivo che essi manifestano degli interessi artistici. Insomma, è necessario capire quando siamo in presenza di una patologia senza andare per etichette. Un altro aspetto evidenziato dalla Dott.ssa Di Renzo riguarda il cambiamento dello scenario in cui avviene la prima diagnosi e la conseguente terapia di appoggio. Fino a qualche anno fa i genitori portavano a visita bambini di 3 e 4 anni e per avere buoni risultati erano necessari almeno altri quattro anni di vita. Oggi arrivano in ambulatorio entro il secondo anno e buoni risultati possono arrivare tra i due mesi successivi e i due anni seguenti. È anche vero che non bisogna precocizzare le diagnosi, ma dobbiamo lavorare per trovare una sintonizzazione tra il bambino e la sua famiglia. I genitori vanno aiutati da terapeuti che siano soprattutto dei facilitatori empatici e comunicativi. Infatti, i buoni risultati, “gli outcomes”, sono dati non solo e non tanto dalla parola che emerge dai bambini, ma dall’implementazione di comportamenti globali.
L’intervento del Prof. Virgilio Mollicone, insegnante presso l’Accademia, ha messo l’uditorio in grado di conoscere il progetto di Ultrablu, attraverso la visione di alcuni filmati che mettono in evidenza come noi dobbiamo avere un enorme debito verso questi ragazzi che posseggono un grande dono. Uno degli obiettivi è proprio quello di dare a questi artisti un futuro lavorativo nel campo dell’arte. Non stanno lavorando in un laboratorio di riabilitazione, si tratta di un vero e proprio Atelier che consente ai ragazzi di poter raggiungere il successo utilizzando le loro innate potenzialità: Ultrablu è un laboratorio in cui gli artisti discutono le loro idee e le realizzano. Quello che si può dire è che questi ragazzi, ad esempio Simone, sanno dipingere sempre un “oggetto” e non solo qualche volta, che per i detrattori rappresenterebbe una casualità. Quindi non si tratta di improvvisazione. Loro si mettono in contatto con ciò che noi non vediamo. Ci sono delle trame invisibili lontano da quello che sta accadendo. Il libro mette in evidenza come l’arte debba avere un ruolo centrale, non tanto essere come una semplice riabilitazione.
Infatti, nell’intervento di Andrea Calcagno, si è potuto apprezzare come nel suo disegnare vengano a fondersi insieme la fantasia e la realtà, come due facce della stessa medaglia. Nel mondo di Andrea ci sono gli animali reali. Gli animali fantastici, come riportato anche nel libro, sono creature dell’immaginario umano, provengono dal mito, da un tempo immemorabile: quando gli uomini e gli animali erano la stessa cosa (leggi qui la nostra recensione su “La Parata” di A. Calcagno)
Infine, un ringraziamento a Paola Binetti che nella sua introduzione sottolinea criticamente come la diversità venga spesso assimilata alla disabilità “per il solo fatto che è un’abilità diversa da quanto ci attendiamo dagli altri”. La diversità nella realtà mette in crisi proprio la nostra identità. Il Chi sei? Pone interrogativi al Chi sono io? In conclusione, per comprendere gli Autismi, dobbiamo riconciliarci prima di tutto con l’idea che ognuno di noi ha una sua diversità che, se valorizzata, non rappresenta una fragilità ma un grande talento.
Salvatore Sasso