Attraverso Festival 2020: Il Teatro, e non solo, nei territori Patrimonio dell’Umanità Unesco del Basso Piemonte
Dopo il successo delle edizioni precedenti, Attraverso Festival risponde al momento delicato che sta attraversando il Teatro, così come tutte le arti performative che coinvolgono pubblico “in presenza”, con una programmazione più corposa, curata, intensa ed emozionale di sempre.
Il Festival, sempre molto strettamente legato al territorio in cui si svolge, ha oggi la capacità di riuscire a riunire ben 26 Comuni e le Associazioni del territorio di Langhe, Monferrato, Appennino Piemontese e Roero, che dal 5 Luglio al 6 Settembre diventano un magico palcoscenico per spettacoli, concerti, incontri, dialoghi e tantissimi appuntamenti spesso inusuali ed eccentrici rispetto alla normale circuitazione. Oltre agli artisti coinvolti, come sempre di grande qualità, sono i luoghi stessi e il paesaggio ad essere protagonisti e spesso delle piccole-grandi scoperte per chi decide di affidarsi a una programmazione ricchissima di appuntamenti in location particolari, le più diverse e affascinanti possibili. È proprio in questa capacità di “attraversamento” (tra generi, linguaggi, modalità espressive ecc.) la chiave di questo Attraverso Festival: la sua capacità di abbattere ogni frontiera reale o immaginaria tra province, comuni, artisti, “pubblici” diversi è un esempio importante in un periodo in cui le divisioni, in generale, dimostrano i loro limiti. Nel suggestivo borgo di Calamandrana Alta si sono svolti alcuni dei più importanti appuntamenti di questo Festival, che hanno visto coinvolti due tra i migliori esempi di Teatro di narrazione che sia possibile vedere oggi in Italia.
Ascanio Celestini torna in scena, venti anni dopo il debutto, con “Radio Clandestina”, un’intensa riflessione su uno dei più tragici episodi della nostra storia, ovvero l’eccidio delle Fosse Ardeatine durante la seconda guerra mondiale. Significativa la scelta di rappresentarlo in uno dei luoghi della resistenza partigiana piemontese, Calamandrana appunto, così come per le altre due repliche dello spettacolo di questa edizione del Festival. Il testo di riferimento è il libro di Alessandro Portelli “L’ordine è già stato eseguito”, già vincitore del Premio Viareggio. Attraverso lo stile “in agrodolce”, come sempre estremamente profondo e arguto, di Ascanio Celestini, veniamo trasportati in una storia di pochi giorni, che però è inserita in un’altra di 9 mesi di occupazione nazista di Roma, che poi altro non è se una parte di quella di 5 terribili anni di guerra, parte dolorosissima e indelebile di 20 anni di dittatura fascista. Una “matrioska” di storie che procede in avanti perché i racconti dei protagonisti, dei loro figli e dei loro nipoti, sono ancora adesso vivissimi; oppure torna indietro, perché è nel secolo precedente, alla fine dell’Ottocento, che le popolazioni urbane più povere vengono “deportate” verso le periferie, nelle borgate costruite per liberare il centro della città da persone di fatto sgradite e discriminate, a partire dagli ebrei del Ghetto. Una storia sepolta, come sepolti sono stati tanti uomini sotto tonnellate di terra e menzogne in una cava alle Fosse Ardeatine, che Celestini riesce invece a renderci vivissima, mostrandoci e dimostrandoci la grande menzogna dei colpevoli che si nascondono dietro all’ineluttabilità degli accadimenti.
Non chiamatelo attore, lui per primo non desidera essere definito così, ma la capacità di coinvolgimento di Stefano Massini (Scrittore, drammaturgo e ormai anche noto personaggio televisivo) è quella di un performer capace e appassionato come pochi altri. Nel suo “Magari ci fosse una parola per dirlo”, ci porta con lui in un bel viaggio, anche molto molto divertente, fra personaggi lontani nel tempo (Houdini, Montgolfier ecc.) ed esperienze personali alla ricerca di emozioni intraducibili con il linguaggio convenzionale. Il suo è allo stesso tempo uno stimolo “creativo” e un invito a tutti noi a convertire i nostri stati d’animo e le nostre esperienze più personali coniando parole nuove che possano aiutarci a sopravvivere nella giungla della contemporaneità. Il linguaggio è uno strumento potenzialmente illimitato se, oltre a saperlo utilizzare, decidiamo di esserne creatori: un piccolo atto di libertà e consapevolezza alla portata di tutti noi che può cambiarci, in meglio, la vita.
Così come in meglio possono cambiarci la vita Festival come Attraverso, a dimostrarci come in qualsiasi periodo, anche il più buio, possiamo scegliere di far prevalere ciò che ci unisce. Lunga vita a questo Festival: aspettiamo già il prossimo.
A.B.
http://www.attraversofestival.it/