Attenzione! È “L’ora delle Distanze”: intervista a Lory Muratti e Andy dei Bluvertigo
Il 17 settembre è uscito in libreria, in radio e in digitale “L’ora delle distanze”, romanzo edito da Miraggi Edizioni, ma anche titolo del singolo pubblicato da Riff Records. Gli artefici di questo splendido lavoro che unisce letteratura, pittura e musica, sono Lory Muratti e Andy dei Bluvertigo. Un progetto sui generis molto affascinante, “un viaggio psychofantasy, dark e pop”. Lory Muratti ha scritto il libro ispirandosi ai quadri visionari di Andy, e insieme i due artisti hanno scritto e arrangiato il singolo omonimo. Un lavoro molto potente, di cui abbiamo parlato con i diretti interessati per avere ulteriori approfondimenti.
Ciao Lory, ciao Andy, iniziamo parlando di voi due: vi conoscete da tanto tempo? So che nel 2007 Andy partecipò con un assolo di sax al disco “Hotel Lamemoria” di Tibe, il nome che usava Lory a quel tempo.
ANDY: Ci conosciamo da molto prima, intorno agli anni 2000. Il soggetto del libro nasce in quegli anni e poi è stato sviluppato nel tempo. Ho iniziato a frequentare Lory grazie agli H Park: sviluppavamo contemporaneamente il discorso di casa-laboratorio, ovvero posti condivisi in cui ognuno, con la propria competenza e la propria passione, poteva unire le forze e creare una sinergia: artisti, musicisti, fonici, allestitori, videomaker, ecc. L’idea era quella di lavorare in collettivo, io con Reset House e successivamente con il laboratorio Flu-On, e Lory con gli H Park. Ci siamo subito trovati in linea come modo di vivere e di concepire la creatività, ed è bello ritrovarsi ora da vecchi ed essere ancora più entusiasti di questo, perché finalmente, unendo le forze, è venuto fuori un libro vero e proprio, stampato, cartaceo. È un bellissimo momento di condivisione.
La sinergia tra voi due si sente molto. Il protagonista del libro si divide a metà: di giorno è il Pusher del Colore, in un mondo in bianco e nero, mentre di notte diventa Fluon. Sembra un vostro alter-ego.
ANDY: Sì, con tutte le nostre psicosi. A tratti sembra un’autobiografia, io mi sento molto rappresentato all’interno del racconto, non è solo l’aver fatto i dipinti che hanno mosso il decorso narrativo.
LORY: L’idea era proprio di raccontare di questo alter-ego di Andy, che lui aveva immaginato dando un nome al personaggio, ma anche al suo laboratorio in quel periodo, Flu-On appunto. Poi è chiaro che in ogni narrazione l’autore finisce col mettere degli aspetti del sé. Fra l’inizio del libro, il mondo in bianco e nero, e l’immersione nel colore nel mondo delle Distanze, quindi tra il Pusher del Colore e il Fluon notturno nella sua massima manifestazione, c’è un po’ di legame con quello che noi siamo. Io mi riconosco molto nell’incipit del libro, dove emerge un po’ di più la mia sensibilità rispetto alle cose che mi circondano e il modo che ho di guardarle. Ma nella parte in cui viene descritta la trasfusione del colore che porta all’immersione nel mondo delle Distanze, dove compare Fluon nella sua versione più intima, mi sono calato nei panni di Andy-personaggio, dell’Andy in una sorta di Cartoonia, cioè quel luogo-non luogo in cui io ho immaginato di calarmi i suoi dipinti per far muovere i personaggi che lui disegna come se fossi nei suoi panni. In questo processo c’è stata una forma di simpatica schizofrenia: io sono uscito un po’ da me per entrare in lui e contestualmente i suoi personaggi sono diventati simbolicamente delle marionette da far muovere per me in maniera molto stimolante.
Il libro inizia con una frase potentissima, che è anche il primo verso del brano “L’ora delle Distanze”, ovvero “un mondo annoiato dai sogni è un mondo da far saltare per aria”. Mi trovo d’accordo con questa affermazione, mi reputo anche io una sognatrice. Andando avanti, i versi dicono “noi invece, stupidi idioti, ci siamo rimessi di nuovo al lavoro […]”: gli “stupidi idioti” sarebbero i sognatori?
LORY: Ovviamente è provocatorio, non c’è un giudizio, è un darsi dello stupido da solo, perché ci si ostina a portare avanti una missione matta, della quale non si può fare a meno. Anche se il mondo attorno è completamente corrotto verso altre direzioni, lo stupido idiota si mette di nuovo al lavoro, anche se non lo pagano, va avanti imperterrito.
ANDY: In realtà il sogno e la visione sovrastano il lamento, molto spesso siamo contornati da una sorta di malcontento, ma nella consapevolezza di questo profondo grigiore o desolatezza, noi ci sentiamo colorati, non ci risuona il lamento.
LORY: Siamo consapevoli che le cose non vanno bene, ma senza soccombere a questa evidenza, la descriviamo per andare avanti. Anche il videoclip ha questo tipo di intenzione: non vuole essere pesante nell’accezione del dover fare i depressi perché qualcosa non va per il verso giusto, è prendere coscienza di questo, per poter andare comunque avanti. Non è un’accusa fine a se stessa.
ANDY: È il primo step del 45 giri, indica l’inizio del libro, per questo il video è prevalentemente in bianco e nero. L’altro lato del 45 giri con l’altra canzone “La caduta” sarà invece l’immersione in questa Cartoonia che io ho sempre cercato di visualizzare nel mio modo di dipingere. Non faccio parte di quegli artisti di arte contemporanea con un concetto profondo, non faccio arte concettuale, faccio pop art. Ho sempre definito la mia pittura come una realtà parallela a Cartoonia, e con la narrazione del libro Lory è riuscito a trasformare il percorso pittorico, anche con dipinti che avevo dimenticato di aver fatto, e ha dato loro un senso, ha creato il fil rouge di una vicenda che si muove all’interno dei quadri.
Quindi i dipinti da cui ha tratto ispirazione Lory non sono recenti?
ANDY: Sono di ogni epoca, alcuni addirittura vecchissimi, che avevo completamente rimosso.
Pertanto Lory, per la stesura del romanzo ha visto molti dei tuoi dipinti?
ANDY: Si è tuffato nell’archivio dei quadri.
LORY: Di cose fatte insieme a Andy, soprattutto nella dimensione live, istantanea, ce ne sono state tante, e molte di queste avevano una forte componente legata dall’installazione delle opere di Andy e a tutto quello che riguardava l’apparato visivo. Io negli anni li ho vissuti, me ne sono visivamente innamorato, mi è sempre piaciuto il suo modo di approcciare quell’aspetto artistico. Poi li abbiamo sondati uno ad uno, in quello che poteva essere utile alla narrazione: scandagliandoli tutti, avendoli negli occhi ho iniziato a scrivere, alcuni sono stati più spunto di altri. C’è un personaggio in particolare, il Killer del Phon, che ricorre in più opere di Andy, che è diventato uno dei personaggi principali del libro.
Parlando di quadri, la copertina del libro “L’ora delle Distanze” è “Rosa Spinata”, realizzata da Andy su un’idea di Fabrizio Grigolo (aka Faber, che suona con Andy nei Fluon).
ANDY: Faber l’aveva realizzata fotograficamente, e poi io l’ho rappresentata pittoricamente.
Per voi a cosa si attacca quella spina, se si attacca a qualcosa?
LORY: In realtà è sospesa, nel libro si trova un capitolo dedicato a lei, è un’entità metafisica, il cuore pulsante delle Distanze, è una sorta di centrale elettrica di questo luogo-non luogo che si erge su energie molto emotive. Lei ha la capacità di tenere in vita tutto quello che la circonda.
Ho estrapolato una citazione dal libro su cui vorrei il vostro commento. La prima è “La tua sfida è ridare il colore al mondo”, è questa la missione del Pusher del Colore?
LORY: È il suo lavoro diurno, fa parte di una organizzazione votata a riportare il sogno in un mondo che ha apparentemente perso le speranze attraverso il colore. Di notte diventa Fluon perché lui stesso ha bisogno di ritrovarsi, di immergersi in questa procedura, che ha immaginato Andy, per entrare dentro se stesso e ritrovare il motivo per andare avanti.
ANDY: Il rituale immersivo per diventare Fluon avviene tramite flebo: dal dipinto di un autoritratto fuoriesce il colore, che dalla vena raggiunge un sintetizzatore. Dall’incontro tra musica e colore parte in viaggio all’interno delle Distanze.
Cosa rappresenta il mondo delle Distanze?
ANDY: Questa sorta di Cartoonia è un viaggio a ostacoli a seconda delle mie psicosi, di piccoli traguardi che ho raggiunto superando determinati scogli. Il primo passo è quello di immergersi in se stessi, vedere le Distanze come un’introspezione, un mondo coloratissimo nel nostro interno in cui si può trovare il modo di ridare colore alla propria vita.
LORY: Sono pienamente d’accordo, è questa l’idea delle Distanze. Non sono distanze che si prendono perché ci si allontana da qualcosa che si vuole negare, è un modo, una spinta, un messaggio più legato all’uomo, all’individuo. Il mondo delle Distanze permette di immergersi più consapevolmente in quello che siamo, qualcosa che dipende ancora da noi. Siamo anche schiavi di una situazione che ci ha arricchiti di dipendenze, anche dal mondo digitale. Prendere le distanze da quello è utile per tornare a occuparsi di sé potrebbe essere un corollario.
Dopo le Distanze cosa c’è? Esistono altri mondi?
ANDY: Lo scoprirai col secondo singolo!
Non vedo l’ora! Quando uscirà “La Caduta”?
ANDY: In vinile il 4 ottobre, e verso la fine di ottobre il secondo video e il singolo in digitale.
Quando presenterete “L’ora delle Distanze” dal vivo e in cosa consisterà?
ANDY: Stiamo elucubrando uno spettacolo che possa portare in scena narrazione, video-arte, musica, un modo di raccontare diverso che unisca pittura, scrittura e musica. Stiamo progettando di portare in scena il libro in un modo colorato.
LORY: Ipotizziamo di essere pronti live da dicembre. Ci saranno delle occasioni di incontro prima, dei teaser, delle chiacchierate dove ci saranno dei momenti recitati, delle piccole capsule che daranno l’idea di quello che sarà. Lo spettacolo, così come lo stiamo immaginando, è piuttosto corposo, perché c’è una forte componente live, teatrale, visiva, a quattro mani, si tratta più di una one night che di un concerto o di uno spettacolo tradizionale.
Continuerete la vostra collaborazione?
LORY: Lo spin-off del Killer del Phon! Sarebbe un personaggio di cui raccontare. Ce lo stanno chiedendo tutti, mi fa piacere, perché si vede che abbiamo prodotto il giusto: due brani non sono un album e il romanzo è breve, dà l’idea di qualcosa che potrebbe far dire a qualcuno “ne voglio ancora”. Se questo accade, noi siamo ben disposti.
ANDY: Siamo riusciti a mettere insieme in pochi mesi quello che in genere porta via molto più tempo. Tanti artisti, prima di mettersi in gioco, tendono a proteggere il proprio, invece noi siamo artisticamente aperti l’uno verso l’altro, quindi il tutto è accaduto in tempi velocissimi, compresi gli editori, che hanno preso la palla al balzo e ci hanno messo il giusto entusiasmo.
L’ultima domanda: se Lory si mettesse a dipingere e se Andy si mettesse a scrivere, che cosa scegliereste di fare?
ANDY: Ti dico il vero: a scrivere sono negato. Nella mia testa posso anche avere un pensiero brillante, ma nel momento in cui devo digitarlo, vado in crisi. Da quando hanno inventato il microfonino per i messaggi, per me è stata una sliding door: dato che mi sveglio prestissimo mi metto a parlottare al telefono, scrivendo testi, proprio perché non ho più quella distanza che si crea tra un pensiero e la digitalizzazione della scritta. Quindi oggi, in modo un po’ falsato, perché sarebbe un audio riscritto in tempo reale, potrei scrivere, conoscendomi, storielle o barzellette. Storielle molto sarcastiche e ironiche. Sulla pittura di Lory non so…
LORY: Per certificare nuovamente quanto l’approccio di Andy sia più leggero, mentre io nei contenuti vado un po’ sul denso, mi sono avventurato in una vicenda visiva di quel tipo che non ho mai portato a termine: partire da dei frame video, stamparli, e poi lavorarci sopra col colore. Questa cosa, che prevedeva un miscuglio di tecniche, aveva soggetti un po’ particolari e abbastanza dark. Se dalla parte di Andy ci sono le barzellette, io mi vedo tra annegate e presenze fantasmagoriche.
Volete aggiungere qualcosa?
ANDY: Ringraziamenti agli artefici di Riff Records per la parte musicale e Miraggi Editore per aver stampato così bene il libro.
LORY: Il laboratorio The House of Love, la casa laboratorio, il luogo fatto di persone che stiamo cercando di far diventare sempre di più una realtà indipendente.
Grazie mille per la vostra disponibilità, è stato un vero piacere!
Roberta Usardi
Fotografia di Carlo Martegani
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