APPLAUSI PER PIERFRANCESCO FAVINO ALLA PERGOLA DI FIRENZE
Una sedia, un uomo. La pioggia. Così comincia “La notte poco prima delle foreste”, il lungo monologo di Bernard-Marie Koltès con la regia di Lorenzo Gioielli al Teatro della Pergola di Firenze.
Pierfrancesco Favino è quasi al buio sul palcoscenico, prima solo poi circondato dalle presenze di tutta quella gente che passa e lo sfiora, senza mai alleviare quella solitudine di immigrato, reietto, omosessuale o qualsiasi altra cosa in quel momento e in quell’angolo di strada di una periferia qualsiasi o sotto un ponte di una qualsiasi città. Siamo tutti stranieri in quel posto sotto la pioggia. Siamo anche innamorati e soli, vicino un fiume qualsiasi, mentre piove. E proprio come pioggia sono le parole di Koltès che in un ritmo ta-ta-ta scrosciano dalla bocca di Favino per arrivarci dritte addosso senza darci forza per una ripresa, senza ridarci fiato. Ci mitragliano e sorprendono perché ora sono un compianto ora tagliano e feriscono e ora sono disperate nella solitudine della diversità.
Lui siamo noi. Estranei al mondo. Eroi nel mondo. E a Favino tutto questo riesce fin troppo bene, con quel parlare straniero così tangibile e spontaneo, che vorremmo andare lì ad abbracciarlo, a un certo punto, per salvarlo da tutto questo, per salvarci.
Marianna Zito