“Antropolaroid” di e con Tindaro Granata alla sala Assoli di Napoli
“A mia nonna, da qualche parte”
Nella sala Assoli di Napoli per due giorni, venerdì 12 e sabato 13 aprile – troppo pochi per uno spettacolo di così rara intensità – Tindaro Granata mette in scena “Antropolaroid”, storia di una famiglia siciliana dagli inizi del ‘900 ai giorni nostri, quando lui, l’autore, arriva a Roma, giovane attore di belle speranze, in cerca di fortuna. Il regista ci prende per mano e ci presenta la sua storia, quella dei suoi antenati. Senza ricami né fronzoli, solo con l’aiuto di una sedia e di un lenzuolo bianco ci ricorda la magia del teatro in una pièce di una bellezza carnale, viscerale e vicina nel cuore e nel petto a tutti noi, che siamo cresciuti in famiglie grandi, con i nonni, i cugini e gli zii degli zii, che non sai ma come chiamare, ma che sono presenti e fanno parte del tutto.
È uno, nessuno e centomila Tindaro sul palco, parla in siciliano, quello di tanti anni fa, ma si fa capire perché in fondo parla una lingua universale. È contemporaneamente uomo, donna, bambino e vecchia nonna, basta un piede storto, una maglietta girata in testa, un cambio di espressione o un’intonazione della voce leggermente diversa. Racconta la storia di quello che siamo stati per essere quello che oggi siamo. La lotta per diventare altro dai nostri genitori, per cercare un nostro posto nel mondo; e lo fa narrando mille storie diverse, racconti di balli storti e canzoni diritte, di lune nere e fughe d’amore, di vittorie e sconfitte, di ritorni, vite di marinai, pescatori, generali e camerieri, bellissima la storia di un suo antenato che si dice sia salito fino alle porte del paradiso per riprendersi la sua amata e sposarla o le disavventure di una donna in seconde nozze, prostituta che ha cambiato la sua vita diventando amata e madre. Mille cunti come nella tradizione siciliana.
Bravissimo Tindaro Granata, capace di cucire insieme i racconti della famiglia, le facce e le voci delle donne e degli uomini con i quali siamo cresciuti dando voce e corpo a ognuno di loro. Non sappiamo dove sta la verità, il ricordo e la fantasia dell’autore in questo spettacolo ma non importa quanto ci sia di vero nel racconto e quando invece sia romanzato perché è vero lui, Tindaro, attore, regista e scrittore, un uomo che sul palco ci ha offerto il suo cuore, ci ha aperto i cassetti segreti della sua memoria senza mai risparmiarsi un attimo, senza riserve e con un’umiltà e un sorriso disarmante, come solo i grandi sanno fare.
Antonio Conte