Angelo De Filippo, in arte Cial, e il singolo “P’ammore campo e more” – L’intervista
Il giovane cantautore partenopeo Angelo De Fillippo, in arte Cial, ha pubblicato il nuovo singolo “P’ammore campo e more” per l’etichetta indipendente Evergreen, inserito nella raccolta “Musica senza tempo, Volume 1”. Abbiamo fatto qualche domanda all’artista per sapere qualcosa in più.
Una curiosità subito, da dove viene il nome d’arte Cial?
Molti pensano ad un nome esotico oppure arabo. Nasce tutto per gioco. Un giorno Ennio Mirra (Nyobass) produttore ed arrangiatore di “P’ammore campo e more”, mi riposta in una storia su instagram. Al posto di taggare il profilo di allora (Angelo De Filippo Official) scrisse solo la parte finale che era appunto …Cíal. La story ottiene un riscontro incredibile, grazie anche al tag di Future Artist devo dire la verità, e decidemmo insieme al direttore artistico di Evergreen, Michele Buonocore, di lasciarlo così come nome d’arte. E devo dirle che funziona molto bene anche se il mio cognome, De Filippo, è l’arte in sé, senza modestia.
Come ti sei avvicinato al brano “P’ammore campo e more”, scritto da Michele Buonocore e Mario Abbate Jr?
Un giorno Michele Buonocore mi chiamò dicendomi che stava nascendo una nuova etichetta, la Evergreen. Mi chiese quindi di aderire al progetto e di lavorare insieme su alcuni brani. Ne sono nati molti tra cui anche la bella “Pe nu juorno buono”. Tra queste bozze c’era appunto un testo di Mario Abbate Jr. che Michele aveva già musicato. Me la fece ascoltare ed io ne ne innamorai. Il resto è storia attuale.
Girerai il video del singolo?
Sicuramente. Stiamo cercando di trovare un soggetto che renda in pieno l’idea del testo. È una composizione che merita, anche per tutto l’enorme lavoro che c’è dietro.
Hai già pubblicato due album, questo singolo anticipa l’uscita di un nuovo lavoro discografico?
Per ora è contenuto nella compilation “#Evergreen Vol. 1”. Non penso nell’immediatezza ad un album completo. Il materiale c’è, vedremo in futuro.
Raccontaci il tuo percorso artistico, la tua vocazione verso la musica.
Nacque tutto alla tenera età di 8 anni. Mio padre mi regalò una chitarra, diventò il mio passatempo preferito. Posavo il pallone per strimpellare, fare rumore su quelle corde. Con grande entusiasmo, dopo pochi anni, andai dal primo maestro di chitarra. Me lo ricordo bene quel periodo. Andavo a studiare alla scuola di Mariano Barba, a Poggioreale, un quartiere di Napoli. Iniziai il solfeggio con il Maestro Mario Nappi che fortunatamente abitava alla porta accanto, grande musicista. Iniziai a studiare canto con la Vocal Coach Annamaria Romano. Poi man mano ho formato i primi gruppi, avere dimestichezza con il live conoscendo amici come Genny Vitale, Gianni Scognamiglio, Ivano Esposito ecc.. ed ho masticato quello che poi è diventato il mio mestiere. Partecipai al musical “Ho voglia di te” di Federico Moccia, diretto da Fabio Busiello. Trasmissioni, radio, incisioni, riconoscimenti… Poi la fortuna ed il piacere di reinterpretare un brano di Enzo Gragnaniello “‘O cane” che mi impone un’impronta diversa musicalmente, sulla scena. Tutto questo grazie a sua sorella Rosà, che ringrazierò a vita. Tutto poi si evolve, conosco Piero Gallo, ne incido un suo inedito che si chiama Si. E poi Evergreen fino ad arrivare alle belle cose di adesso.
Quali sono i tuoi prossimi progetti, nonostante sia un periodo molto delicato per la musica?
È un periodo difficile, è vero. Il settore dello spettacolo, della comunicazione, rilegato ad un mestiere di serie B. Senza contare che intorno allo spettacolo lavora una percentuale assurda di persone. Io onestamente non mi fermo mai. Ho preso questo periodo di stop dal vivo per cimentarmi su del materiale che avevo fermo nel cassetto. Quindi il mio futuro sarà ricco di sorprese ancora. Ho tanta voglia di esprimermi e di emozionare me e chi mi ascolta.
Roberta Usardi