Andrea Secchi dirige il Coro del Regio: canti d’amore da Fauré a Brahms
Finché sereno è il cielo,
limpida e cheta l’onda,
vaghiam di sponda in sponda,
amor ci guiderà.
Mentre in Piazza Castello, di fronte al Palazzo della Regione, la pira col toro cadeva dalla parte giusta (ovvero verso sud, direzione Porta Nuova), nel giardino dell’Arsenale Militare Andrea Secchi dirigeva – come sempre in maniera molto posata e professionale – il Coro del Teatro Regio di Torino, per una serata all’insegna dell’amore liricamente inteso. La pioggia, che per tutto l’arco del die ha umettato l’urbe a intermittenza, col crepuscolo ha rinunciato al suo diritto di disturbare quei cittadini che semplicemente volevano ascoltare un po’ di musica dal vivo; concentrandosi dunque su altri quartieri, da Barriera in su. Così, alle 21 di ieri, puntualissime, le voci del Regio sono partite con la Pavane op. 50 di Gabriel Fauré. Un’apertura forse timida ma per nulla sottotono né sciatta – passo lento e suadente, scrive Valentina Crosetto sul programma della serata – e comunque un ottimo riscaldamento per poi evolvere nella bellezza, leziosa e deliziosa, della Nuvola d’oro addormentata di Pëtr Il’ič Čajkovskij, agevolmente gittata poi su una splendida Alba per coro femminile. L’acme arriva sicuramente con La passeggiata di Gioacchino Rossini: divertente, allegra, piacevole – e infatti oggetto di graditissimo bis in chiusura di serata. Dizione ottima, acuti femminili sorprendenti ma per nulla ridondanti. Emozionante, infine, il Liebeslieder Walzer op. 52 di Johannes Brahms. Andrea Secchi dialoga autorevolmente con i nove soprani, i sette contralti, gli otto tenori e i sei baritoni; e collabora diligentemente con Paolo Grosa e Jeong Un Kim, pianisti eccelsi.
Il festival estivo del Regio prosegue nonostante qualche fisiologica defezione dovuta alle inesatte previsioni proposte dai meteorologi, scienziati inesatti. L’ufficio stampa ci svela l’arcano del palco: la volta scorsa ci eravamo domandati come mai già dalla decima fila (circa) non si vedesse molto delle scene (problema riguardante l’opera lirica, chiaramente): pare che l’architetto dell’Arsenale abbia giustamente progettato il cortile per evitare qualunque imbarco d’acqua piovana, e quindi il punto più alto dello stesso si trova al centro; ergo il palco sarebbe comunque in basso su ogni lato, e montare degli spalti era comprensibilmente ingestibile. Gli acquisti procedono bene: bisogna solo spingere su quei comodi pass che in una soluzione unica prevedono l’acquisto cumulativo e scontato di più serate (per ulteriori informazioni, consultare il sito del Regio). Questo fine settimana si riparte con Madama Butterfly (repliche previste: due, per le quali sono ancora disponibili ottimi biglietti) e poi si procederà con Le otto stagioni e Strehler 100. Non mancate.
Davide Maria Azzarello