Andrea Pazienza al Palazzo Albergati di Bologna
Dopo 24 anni è tornato in mostra a Bologna – dal 7 maggio fino al 26 settembre al Palazzo Albergati – il grande fumettista Andrea Pazienza, classe 1956. “Fino all’estremo” è il titolo di questa esposizione patrocinata dal Comune di Bologna con la curatela di Arf! Festival di storie, segni & disegni e realizzata con il contributo della fondazione Terzo Pilastro – Internazionale. “Fino all’estremo. Così si intitolava la prima stesura di quella che sarebbe poi diventata Gli ultimi giorni di Pompeo realizzata tra il 1984 e il 1986 e diventerà, nel corso degli anni, unanimemente riconosciuta come il suo vertice artistico e narrativo” spiegano Stefano S3keno e Mauro Uzzeo. L’ultima volta lo avevamo visto nel 2018 per i suoi “Trent’anni senza” al Mattatoio di Roma.
Sin da subito ci troviamo di fronte a tavole iconiche non esposte da tempo, come quelle che ritraggono Betta Pellerano, come Betta sullo squalo per la copertina di Frigidaire n. 8/9 del 1981 o il Ritratto di Betta per la copertina di Glamour Book n. 1 del 1984. Dopo i primi passi ci troviamo dinnanzi a Pompeo, il testamento artistico e spirituale di Pazienza, pubblicato fra il 1984 e il 1986 – “una confessione poetica dolente, colma di strazio e angoscia, eppure attraversata da una paradossale e straniante vivacità narrativa” – con cui seguiamo la Via Crucis del settecentesco Giandomenico Tiepolo, che possiamo vedere ai piedi delle tavole, dove la morte assume una connotazione serena a chiusura del ciclo della vita, evocando salvezza; mentre nelle tavole di Paz la morte è temuta ma al tempo stesso “evocata con ardore erotico”, senza salvezza o redenzione.
A ispirare queste tavole sono i poeti russi della raccolta “Quattro modi di morire in versi” di Carmelo Bene, di cui troviamo citazioni dei versi. E ancora l’epopea medievale, le Notti di Carnevale, le tavole di Pertini, l’incompiuto Astarte e Zanardi, “il naso più famoso dei fumetti (…), il cattivo più famoso dei fumetti” – come scrive Ratigher – che allontana Pazienza dalla figura di sé, per portare in scena un nuovo personaggio da proiettare in un futuro non conosciuto né immaginato. È qui che si attraversa il periodo creativo di Paz a Bologna, durante gli anni di piombo con le rivolte dei giovani sognatori del tempo e si attraversano i 10 anni di carriera di questo artista che ci ha lasciato davvero troppo presto, nel 1988 a soli 32 anni.
Tante le riviste a cui diede un suo contributo, da Alter Alter, Cannibale e Il Male, Linus e altre ancora fino alla fondazione di Frigidaire dove sbarcherà il suo Zanardi. L’esposizione si chiude con Pentothal – uscito tra il 1977 e il 1981 – con le rivolte, gli amori e i turbamenti della sua generazione affiancati dagli scatti, che queste rivolte le raccontano, di Enrico Scuro. Le opere in mostra a Palazzo Albergati sono più di 100 e arrivano dagli archivi della moglie Marina Comandini, Elisabetta Pellerano, Marina e Michele Pazienza: pennarelli, tempere, matite, acrilici e tanto altro, tra cui le tavole rare come quella significativa del Corteo a Bologna. “Fino all’estremo” ci porta e ci porterà sempre quel genio di Andrea Pazienza. Sull’orlo di quel precipizio che ci assale, da cui possiamo sempre decidere se redimerci o meno.
Marianna Zito