Andrea Martella e “Le mammelle di Tiresia” al Teatro 7 Off di Roma
“Non sono una signora
una con tutte stelle nella vita.
Non sono una signora
ma una per cui la guerra non è mai
finita.”
“Le mammelle di Tiresia”, Il dramma surrealista di Guillaume Apollinaire, è stato in scena dal 13 al 16 aprile al Teatro 7 Off di Roma con la regia di Andrea Martella. Si parte dalla rivisitazione del mito di Tiresia, trasformato in donna per punizione. Apollinaire crea un paradosso, perché qui i ruoli si capovolgono.
Siamo nei primi anni del ‘900, sull’isola di Zanzibar. Teresa, stanca di suo marito prepotente, decide di abbandonarlo e di diventare un uomo – quindi Tiresia – liberandosi così delle sue mammelle, per dedicarsi alla vita militare e politica, sganciandosi+ dall’idea oppressiva della procreazione. Al contrario, suo marito diventa donna e, capito come si fa, mette al mondo in una notte quasi 50.000 bambini.
La sala del Teatro 7 è piena di palloncini rosa di diverse dimensioni, a simboleggiare le evoluzioni e le varie forme del seno. Gli attori sono pronti e le luci di Mauro Buonifante e il suono di Attila Mona li accolgono, mentre il Direttore Walter Montevidoni li presenta, su un palcoscenico pieno di oggetti, con uno sfondo a predominanza rosa, disegnato e colorato da altri palloncini, a cura di Mattia Urso. Ognuno di loro interpreta, all’occorrenza, più personaggi o recita una parte corale: Simona Mazzanti è Teresa / Tiresia e la Cartomante; Flavio Favale è il Marito prima e Moglie poi; Vincenzo Acampora è il Gendarme; Vania Lai è Lacouf / il Figlio e Giorgia Coppi è Presto / la Giornalista parigina e Sveva Granieri è Il Chiosco / una Signora.
Il dramma appartiene alla Trilogia dell’Avanguardia, un progetto della Compagnia Hangar Duchamp. Ha un tono crescente e in ogni dialogo è pronto a dare spunti e a legarsi con episodi classici, attuali o visionari, senza arrivare a uno sviluppo immediato, ma lasciando spazio a nuove situazioni, sempre in equilibrio e sintonia tra loro.
Marianna Zito