Andrea Falchi e il suo settimo giallo del “Ciclo degli Effetti” – L’intervista
Chimico, informatore scientifico del farmaco, Andrea Falchi si dedica da anni alla scrittura, che ama in tutti i suoi generi. Ha all’attivo sette libri di poesie, racconti e romanzi, sia per adulti che per l’infanzia. Attivissimo esponente della prolifica, eppure misconosciuta, Scuola pisana del Giallo, è al settimo libro del “Ciclo degli effetti”, con protagonisti il commissario Silvestri e l’ispettore Titta.“Effetto domino – L’asimmetria dell’anima” è il primo della serie, a cui sono seguiti “Effetto San Matteo – L’asimmetria del vantaggio”, “Effetto farfalla – L’asimmetria dell’odio”, “Effetto Werther – L’asimmetria del suicidio”, “Effetto Larsen – L’asimmetria del ritorno”, “Effetto Dunning-Kruger – L’asimmetria del giudizio” e l’ultimo, “Effetto Hawthorne – L’asimmetria del controllo”. Tutti pubblicati da Carmignani Editrice, per cui Falchi cura la collana “Profondo giallo” oltre alle collane “Profondo blu”, “7 vizi per 7 capitali” e “Sensi e dissensi”.
È arrivato al suo settimo “Effetto”. Quando ha avuto l’idea del primo, aveva già in programma una serialità?
Quando ho cominciato il primo, in realtà non avevo previsto sarebbe diventato un giallo. Io venivo dalla poesia e avevo scritto diverse raccolte, oltre a qualche racconto breve. Scelsi il titolo “Effetto domino” perché aveva nesso con la storia che avevo in mente e soltanto in un secondo momento ha preso la via del giallo. Non avevo in programma alcuna serialità. Successivamente ho pensato al fatto che esistono molti di questi “effetti” e così ho proseguito.
Nel libro appena uscito, il terreno di indagine si sposta da Pisa a Livorno. C’è la questione della giurisdizione, che Silvestri risolve grazie alla sua tenacia…
Il libro si apre con l’apparente suicidio di una donna: una ragazza livornese, che vi ha assistito, si presenta al commissariato di Pisa, perché a Livorno non era stata ascoltata. Lei aveva notato un particolare: le scarpe della donna gettatasi dal ponte e di quella trovata morta erano di colore diverso.Poi c’è un’altra denuncia, che il commissario collega alla prima, e comincia ad indagare. Il collega livornese… diciamo che preferisce non avere troppe complicazioni, quindi pur rimanendo titolare dell’indagine lascia l’attività investigativa a Silvestri.
Lei una volta ha detto che per ogni libro parte dal titolo e poi crea il tutto. Questa tecnica non le ha mai creato difficoltà?
In realtà no. Io parto da due elementi: prima l’effetto e poi il luogo, quindi comincio a scrivere. L’effetto mi dà già il senso del romanzo. In questo caso l’Effetto Hawthorne, per cui “se osservi qualcuno, ne modifichi il comportamento”, e così ho costruito la scena in cui chi si sta buttando ha un motivo ben preciso per farsi vedere mentre lo fa. Il perché lo si capirà leggendo il libro.
Segue una qualche regola per scegliere l’effetto di turno o è qualcosa della sua vita che la ispira?
Seguo un iter generale: non deve essere troppo famoso, perché altrimenti il titolo del libro si assocerebbe subito all’effetto stesso e non al romanzo e poi deve essere semplice da spiegare. Consulto un elenco degli effetti e scorrendo i nomi penso a quale potrebbe essere associato un giallo. Riguardo al prossimo, ad esempio, ne ho in mente due o tre e sono ancora indeciso su quale scegliere. Una cosa curiosa che mi capita è che spesso gli amici mi chiamano per propormene uno.
Alcuni degli effetti sono fenomeni fisici, altri sono studiati in sociologia. Come si concilia l’interesse per ambiti così diversi?
Come spiegato nel mio precedente libro di narrativa, “Esistiamo solo quando ci incontriamo”, quello che mi attira in particolare è il concetto della relazione. La fisica entra in questa tematica perché, come sosteneva Heisenberg in base al suo “principio di indeterminazione”, è l’atto stesso dell’osservazione che modifica gli oggetti osservati: lui riuscì a dimostrare che nel momento stesso in cui le particelle vengono misurate cambiano velocità o direzione. E noi esseri umani, quando entriamo in contatto con le persone, ne modifichiamo il comportamento. Quindi è più il discorso psicologico che mi appassiona.
Realismo dei luoghi: ci sono degli scrittori che lo evitano, per essere più “liberi”, altri invece ci tengono molto. Perché per lei è così importante rispettarlo?
Principalmente per me il luogo è fondamentale, perché è esso stesso protagonista, poi perché nel giallo di provincia il lettore vi si identifica ed è ancora più attratto, incuriosito, è più coinvolto. Poi gli aneddoti del posto e un certo linguaggio permettono di calarsi ancor più nella realtà. La si respira di più!
E nei suoi libri si respira molto la tipica ironia toscana, anche nei nomi che lei sceglie per i personaggi.
Sì, in particolare nell’ultimo compare la goliardia tra pisani e livornesi, poi i due investigatori si chiamano Silvestri e Titta non a caso, visti i loro continui battibecchi…
Il commissario ha avuto alti e bassi nella sua vita personale, in questo libro invece, dopo un figlio e il matrimonio, la sua vita familiare procede tranquilla.
Sì, qui quelli che hanno dei problemi sono due personaggi soltanto accennati nei libri precedenti, ma che adesso hanno preso corpo, il collega Artemio Franchi e la fidanzata, l’anatomopatologa Lucia Trivella: il tema del controllo, proprio di questo romanzo, è affrontato anche dal punto di vista delle azioni di Franchi, che essendo della polizia postale usa i mezzi di cui è in possesso per controllarla.
Sulla quarta di copertina si legge: “L’effetto Hawthorne ci ricorda che siamo esseri umani che si nutrono di relazioni e che la realtà spesso è un gioco di specchi in cui la finzione non necessariamente diverge dalla verità.”: lo trovo Pirandelliano…
Sì, questo libro si basa molto sulla percezione, sul fatto che una cosa può essere vista in tanti modi e che qualcuno può far credere agli altri che sia diversa da come è in realtà.
Qui poi ci sono più personaggi rispetto ai romanzi precedenti e la trama è molto articolata. Tutto ciò complica le indagini. È stato difficile gestire la storia?
Questo libro è anche ben più lungo degli altri, ma paradossalmente non è stato complicato perché, dovendo stare più a casa, dato il periodo, ho potuto dedicarmi ampiamente alla scrittura non soltanto nei ritagli di tempo, come facevo prima. Quindi avevo sempre chiaro in mente l’intreccio e ho potuto procedere speditamente, senza fatica.
Lo ha appena presentato con successo nell’ambito della Fiera di Sant’Ubaldo a Pisa, domenica 16 maggio. Ci sono altre date in programma?
Due a luglio, il 3 all’Incanto di Boccadarno, a Marina di Pisa, e il 30 nel giardino della Torre di Vada, in provincia di Livorno.
Francesca Padula
Sito internet: http://www.andreafalchi.org
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