“Andata e ritorno”: l’Odissea immaginale
Se lo spazio che ci circonda rischiasse di diventare troppo stretto? Se i posti nei quali camminiamo ci dovessero sembrare monotoni? La realtà delle volte diventa un piccolo monolocale nel quale respiriamo a fatica. “Andata e ritorno” (Edizioni Spazio Interiore, 2020, pp. 106, euro 7,00) di Matteo Ficara offre una guida per un viaggio alternativo, un viaggio immaginale che permette di portare con sé solo il necessario.
Il monolocale
L’avventura parte proprio da un monolocale tre metri per tre, quattro mura asfittiche che pensiamo possano soddisfarci. Un monolocale che altro non è che il boia dei nostri desideri, del nostro sentire.
“Questo è il primo luogo del viaggio. Per accedere agli spazi più vasti, ove l’immaginazione è libera di vivere e scoprire, è necessario iniziare da dove essa è reclusa: la ragione. Quando sei nella ragione, non sei nell’immaginazione”.
Definire la meta
Solo quando saremo pronti per immergerci in questo viaggio potremo finalmente definire il nostro scopo: l’oggetto del nostro desiderio. Potremmo ritrovarci distesi in un posto deserto o proiettati nelle navigazioni mistiche raccontate nei miti. Qualunque sarà il nostro viaggio, tutto ciò che all’apparenza era invisibile diverrà visibile, in uno spazio che ha i colori, le forme e gli spigoli della nostra immaginazione.
Il viaggio di andata
Per accedere a questi spazi inediti dovremo prepararci a una discesa, il nostro corpo resterà fermo, eppure pian piano saremo catturati e solo quando i nostri occhi saranno chiusi, potrà iniziare la nostra visione.
“Una via inizia sotto i tuoi piedi. A questo punto osservali, così darai loro la vita in quello spazio, potrai cominciare a fare i primi passi nel mondo immaginale e, mentre percorri il sentiero, iniziare a scoprire questa realtà. Cosa c’è attorno a te? Quale panorama si disvela ai lati del sentiero? Benvenuto nel viaggio immaginale”.
La risposta che stavi cercando
Affrontare il viaggio per entrare in contatto con se stessi, senza cercare risposte nel mondo esterno, attingendo alla pura fonte del nostro essere, abbandonando le catene della quotidianità per immergerci in acque nuove.
Massimiliano Pietroforte