Anche la parola danza, e trema. Robert Wilson e MP3 Dance Project sul palco del Teatro Sociale di Trento
Robert Wilson è un artista più unico che raro, grazie alla capacità di immersione in ogni orizzonte del contemporaneo provando e provocando meraviglia, slancio, attenzione come esercizio profondo di libertà. Originario del Texas ma formatosi nella New York di metà anni Sessanta, Wilson percorre con vivace interesse le vie dell’architettura e del design, spazia tra scultura, video, arti performative. La sua biografia conta un nutrito elenco di esposizioni in America e in tutto il mondo, oltre a innumerevoli regie di teatro di prosa, opera lirica, danza; collabora con i più prolifici protagonisti del panorama internazionale, da Philip Glass a Tom Waits (passando per Lou Reed), dalla rivisitazione di un classico ibseniano insieme a Susan Sontag (Lady from the Sea, 1998) a The Life and Death of Marina Abramović (2011) che vede in scena la Abramović insieme a Willem Dafoe e alla performer Anohni (nota ai più come voce del gruppo “Antony and the Johnsons”). In altre parole un vortice di creatività e disciplina, che scuote con identica forza l’attualità e la tradizione, identità e vertigini dell’epoca moderna e postmoderna.
Alcune collaborazioni evolvono nei decenni, portando a nuovi e sorprendenti progetti. Ne è un’evidente dimostrazione il sodalizio con Lucinda Childs, coreografa ed esponente della danza minimalista: insieme a lei Wilson crea Einstein on the Beach, eseguita la prima volta nel 1976 e poi ripresa in tre successive tournée mondiali (1984, 1992 e 2012-2015); è invece del 1981 la versione originale di Relative Calm, un balletto in quattro parti (intitolate Rise, Race, Reach e Return), con musica interamente composta da Jon Gibson. Il 2022 ha visto sorgere una nuova, più complessa versione dello spettacolo, che dopo il primo brano di Gibson (Rise) prosegue con Igor Stravinsky (Pulcinella suite) e si conclude con John Adams (Light over water), e che prevede due intermezzi di Lucinda Childs che recita il testo Description (of a description) di S. Sontag. Tuttavia, la sera di martedì 7 marzo 2023, mentre il pubblico affolla la platea e i palchi del Teatro Sociale di Trento, il programma di sala a cura del Centro Servizi Culturali S. Chiara non manca di avvisare che un imprevisto non permette alla coreografa di essere presente, pertanto i due camei vedranno in scena lo stesso Wilson con il suo assistente. Si percepisce, nel brusio che precede l’inizio dello spettacolo, la sensazione di stare per assistere a qualcosa di sorprendente e inaspettato.
Dodici corpi emergono dal buio – sono i performer del corpo di ballo MP3 Dance Project diretto da Michele Pogliani – e iniziano a danzare sulle note di Gibson, precisi come ruote di un ingranaggio, il loro movimento scandisce lo spazio moltiplicandosi nelle rette di luce bianca che si affollano e si disperdono sul grande fondale in pvc; sopra le loro teste orbita una sfera, lentamente si affretta tra le opposte sponde della scena. Gli ultimi battiti di Rise trasformano i corpi in silhouettes, contorni ritagliati da un sole accecante.
Segue The Diary – knee play 1. Seduto di fronte a un quaderno c’è lui, Robert Wilson, stringe tra le dita una specie di penna o bacchetta magica. Raccoglie le parole come se giungessero in superficie dopo una lunga apnea: appartengono, nessuna esclusa, alle pagine di diario che il celebre ballerino e coreografo Vaslav Nijinsky scrisse nel periodo più tormentato della sua esistenza. A questa sorta di scrittura a voce alta fa da contrappunto, in profondità, una figura dalle sembianze umane ma che parla come se fosse fatta della stessa sostanza delle ombre, mentre sul fondale un maestoso ghepardo compie un balzo al rallentatore.
In Pulcinella suite domina il contrasto di toni caldi e freddi, ordine e sommossa. Anziché rette bianche il disegno luci traccia cerchi e linee curve, rosse, ruvide. La coreografia, che chiaramente attinge ad un repertorio “classico”, è perennemente sul punto di precipitare in qualcosa di diverso, uno scatto in avanti dal quale non c’è via di ritorno.
Anche il secondo intermezzo, The Diary – knee play 2, gioca su un rovesciamento: ora alla scrivania di Nijinsky c’è il giovane (e bravissimo) Aleksander Asparuhov, ed è Wilson a dare corpo e voce allo spettro in penombra. Tutto il testo trema, si propaga con le stesse terribili vibrazioni della mandria che si agita sul fondale. La parola stessa, plasmata da così forti labbra, danza e trema. Si schiude allora l’ultimo, dolce atto, Light over water: dopo la tempesta affiora, passo dopo passo, un equilibrio dei corpi e tra i corpi; soffia la promessa di un linguaggio che sappia conciliare, con coraggio, l’immaginazione e l’oblio.
Pier Paolo Chini