Amore, verità e perdita nel romanzo in versi di Sarah Crossan
Sarah Crossan scrive un romanzo in versi. I versi si susseguono con parole attente, ognuna al proprio posto ma con qualche deviazione, come le pietre di una collana di corallo, a separare realtà e memoria. Come il corallo si allungano, per riaffacciarsi puntualmente al passato, alla ricerca di qualcosa, di qualcuno che non c’è più. “Vero e mio e segreto e doloroso” (Mondadori, 2021, pp. 226, euro 19) racconta con lucidità quel dolore che non può essere né detto e né conosciuto, quel dolore di una donna quando perde il suo amante. Una storia che nessuno sapeva e nessuno saprà più. A chi raccontarla a quel punto, con chi piangere e contro chi urlare?
“Io non ho nulla che provi che siamo mai esistiti”.
Ana si ritrova così, senza Connor. Due famiglie, ognuna con i propri figli. Due amanti, sempre fermi a decidere su quel futuro che non li vedrà insieme. Quel futuro che, ad ogni modo regalerà un’assenza. Definitiva. Ana continuerà la sua vita, fingendo – agli occhi degli altri – che Connor non sia mai esistito nella sua, “io avrò ancora questo golf. Queste calze./A casa caricherò la lavatrice, misurerò il detersivo col tappo di plastica”. E allora Ana comincia a parlargli più sinceramente di prima, ora che lui non c’è più. Racconta e si racconta, tra passato e presente. E ancora riesce a insinuarsi nella vita di Connor, con un sotterfugio, per sentirlo ancora lì, al suo fianco. “Pensavi di avere un tempo infinito per sbagliare/e fare ammenda”. È giusto tutto questo? Era giusto anche prima? Esiste una risposta all’amore? Esiste una risposta all’assenza?
“Mi mancano le lentiggini sulle tue spalle,/e i ciuffetti di pelo crespo,/e l’odore pulito, di sapone, tuo”.
Sarah Crossan scrive un romanzo forte, disarmante e profondo, perché ci scava dentro, ponendoci faccia a faccia con una situazione inimmaginata, dolorosa e altresì coraggiosa. L’amore oltre tutto, oltre la quotidianità prima e oltre la morte poi. L’ossessione tremenda di possedere ciò che non abbiamo e che vogliamo continuare a possedere oltre tutto e oltre tutti. Amore e perdita. Possiamo perdere ciò che non possediamo?
“Mi dispiace se alla fine non sono riuscita più ad ascoltarti/o a darti tempo/né ad accettare l’amore che sapevo vero e mio/e segreto e doloroso,/e che non ho mai sentito di meritare”.
Marianna Zito