“Ammazzate il leone” di Jorge Ibargüengoitia
Manuel Belaunzarán è alla fine del suo quarto periodo al potere, il massimo che la legge gli consente. È il Presidente dell’isola immaginaria di Arepa, nel mar dei Caraibi, con capitale Puerto Alegre. È il 1926 e Belaunzarán non ha nessuna intenzione di lasciare il suo posto, tant’é che organizza l’assassinio del candidato all’opposizione e farà di tutto per essere rieletto, proponendo una modifica della Carta che lui stesso aveva, a suo tempo, promulgato. Ma la ricca borghesia propone un nuovo candidato: il giovane Pepe Cussirat. E da qui partono vicende che vedono lo studio attento di tranelli e attentati premeditati, che non sempre andranno a buon fine.
Con amarezza, ilarità e attraverso mille sotterfugi e azioni losche Jorge Ibargüengoitia in “Ammazzate il leone” (La Nuova Frontiera, pp. 192, euro 16) ci mostra come le vicissitudini del passato ritornano sempre anche nel presente.
“Ed escono insieme, tutti e quattro in direzione dello studio, senza badare alla vedova, che dice: ‘ma non doveva ricevermi?’, né l’imprecazione in cui sbotta il creditore, né al rossore del ministro protestante, né alla pazienza del venditore di olive, né a Cussirat che si è alzato e, cartella in mano, va dietro di loro.”
La sua scrittura è scandita, decisa e non lascia mai via di fuga alle situazioni, che si delineano placidamente per portare i personaggi incontro al proprio destino e metterli faccia a faccia con le situazioni della quotidianità, ridicolizzandoli piacevolmente.
“Belaunzarán fa la pipì con attenzione, chino in avanti perché la pancia non gli ostacoli la visibilità, col mento piantato nella pappagorgia e la pappagorgia schiacciata contro il petto; lo sguardo fisso sulla punta del pistolino.”
Marianna Zito