AMLETO + DIE FORTINBRASMASCHINE – Latini all’Elfo di Milano
“Io non sono Amleto…Hamlet…Hamletsmaschine…”
Il buio si apre in un fascio di luce, il “non-Amleto” si presenta subito, la sua voce al microfono, camuffata, avvolge gli spettatori verso il mondo visionario in cui ritroviamo la tragedia di Shakespeare. Roberto Latini domina la scena, una presenza piena, piena di tutti i personaggi, intensa, poliedrica, la sua voce accompagna ogni personaggio e intanto si trasforma (“ich bin…Fortinbras….ich war…). Un cerchio di luce al neon, microfoni, costumi, scarpe con tacco vertiginoso, la testa completamente dipinta di bianco, questo “non-Amleto“ gira, si dipana, si spiega tra corpo, versi e visioni. Gertrude, Claudio, Ofelia, Laerte prendono forma uno ad uno nelle loro debolezze, nelle loro azioni, girano intorno ad Amleto che c’è sempre ma non si vede, che impregna tutto, ma rimane a lato. Un cerchio di luce, una spada, una voce registrata, un candito abito, una maschera, elementi che si susseguono, versi che tornano, girano e si ripetono. La tragedia di Amleto è dentro a ogni singolo elemento, in ogni azione, in ogni corporeità.
Roberto Latini incanta e ci avvolge per circa 70 minuti, vive nelle parole e nel corpo, uno spettacolo di forte impatto sonoro e visivo, che nulla toglie alla bellezza del testo di Heiner Müller, liberamente tratto dalla tragedia di Shakespeare, ulteriormente amplificata da altre citazioni, come Ecuba e Polidoro.
Il risultato è uno spettacolo forte e d’effetto, Latini, drammaturgo con Barbara Weigel, attore e regista si esprime magistralmente, grazie anche ai movimenti di scena di Marco Mencacci, Federico Lepri, Lorenzo Martinelli, alle luci di Max Mugnai e alle meravigliose ed emozionanti musiche di Gianluca Misiti.
In scena fino a domenica 8 aprile, un viaggio da non perdere al teatro Elfo Puccini di Milano, una produzione Fortebraccio Teatro.
Roberta Usardi