Amleto + Die Fortinbrasmachine torna al Vascello di Roma
Dopo I giganti della montagna, il Teatro Vascello ospitato sabato 14 e domenica 15 aprile, una seconda pièce a firma Roberto Latini e Fortebraccio Teatro, Amleto + Die Fortinbrasmachine.
Ich bin, Ich war, Ich bin nicht, questo potrebbe essere il polinomio linguistico che Roberto Latini – in collaborazione con Barbara Weigel – porta in scena per ridare vita ad una delle figure più emblematiche della drammaturgia moderna, l’Amleto.
«Ich war Hamlet» – Io ero Amleto – così inizia l’opera Die Hamletmachine di Heiner Müller – composta nel 1977 e liberamente ispirata all’Hamlet di William Shakespeare – su cui Latini, pur ispirandosi e riprendendone la ripartizione interna del testo tedesco (Familie Album; Das Europa der Frau; Scherzo; Pest in Buda Schlacht um Grönland; Wildharrend/In der Furchtbaren rustung/Jahrtausende), attua una riscrittura dal forte impatto emotivo, realizzata anche grazie alle musiche di Gianluca Misiti e alle luci di Max Mugnai.
«Io non sono Amleto. Non recito più alcun ruolo. Le mie parole non dicono più niente.», queste le prime battute proferite dall’Amleto di Latini: un Amleto con parrucca, inscritto in un cerchio luminoso che si muove in una scenografia dove l’elemento macchinino – filigrana sostenente il dramma – è presente e richiamato su più livelli dell’azione scenica: dalle pedane mobili che si spostano con precisione geometrica, allo schermo su cui viene proiettata una sequenza di Blade Runner, al palco stesso, come luogo precipuo di riflessione sull’intera macchina-teatro.
Il passaggio ich bin – ich bin nicht – ich war diviene possibilità di superare il dubbio esistenziale, di uscire dal classico movimento dicotomico di Amleto per inserirsi in un dispositivo più specifico – quello della Fortinbrasmachine – mediante cui si porta ad atto la potenzialità del teatro di rivolgersi a se stesso, alla sua funzione, alla sua natura, alla sua capacità di meta-rappresentare. Se già in Müller, Hamlet e Ophelia riescono a superare il testo di Shakespeare, in Amleto + Die Fortinbrasmachine, ci troviamo davanti ad una consapevolezza ancora più concreta della vita sul palcoscenico e dell’esplosione – che con essa si realizza – del mondo interiore di ogni suo interprete.
Eleonora De Caroli