Amélie Nothomb, “Primo sangue” e il Premio Strega Europeo
“Primo sangue” (Voland, Collana Amazzoni, 2022, pp. 128, euro 16) racconta la vita di Patrick Nothomb, rampollo di una delle più influenti famiglie del Belgio. Orfano di padre fin da piccolo, cresce con i nonni materni e con la rada presenza di una madre vedova troppo giovane e dedita alla vita mondana. Ma Patrick conoscerà ben presto anche i nonni paterni, appartenenti a una borghesia ormai decaduta, con tutti i loro pargoli a seguito. È sarà proprio da loro a Pont d’Oye, nel castello dei Nothomb nelle Ardenne belga, che imparerà a vivere e allo stesso tempo a divertirsi con i suoi giovani zii.
La vita di Patrick – che egli stesso narra in prima persona – procede fino al suo matrimonio e al suo primo incarico diplomatico quando, nel 1964, console belga in Congo, fu preso in ostaggio con altri diplomatici dai ribelli, rischiando la morte per fucilazione e salvato solo dalla parola, “ero una specie di versione moderna di Sheherazade”. Un’esistenza al limite del paradosso se si pensa che il protagonista temeva la vista del sangue, la stessa sostanza vitale che lo unisce, nella vita, alla nostra scrittrice.
Amélie Nothomb in “Primo sangue” – tradotta accuratamente da Federica Di Lella – scrive come una cascata fresca queste parole che narrano di un uomo-eroe, suo padre, scomparso nel marzo 2020. Scrive tra memorie tristi e divertenti che ci guidano attraverso una crescita, restituendo una voce importante della sua famiglia e restituendo in questo modo una vera e propria autobiografia del genitore scomparso, “è l’autobiografia di mio padre scritta da me”. La Nothomb scrive passaggi di una vita con una penna leggera, istrionica e originale, con una conclusione che ci lascerà curiosi e incollati fino all’ultima pagina.
Con il suo trentesimo libro “Primo sangue” la Nothomb, insieme e Mikhail Shishkin, con il romanzo Punto di fuga (21lettere), si sono aggiudicati ex aequo il premio della nona edizione del Premio Strega Europeo, in collaborazione con il Salone Internazionale del libro di Torino. Riconoscimento assegnato anche alle traduttrici delle opere Federica Di Lella ed Emanuela Bonacorsi.
Marianna Zito