“Amanti” al Teatro Celebrazioni di Bologna in scena dall’1 al 3 marzo
Il primo esperimento a teatro di Ivan Cotroneo, autore e regista di “Amanti”, è decisamente riuscito. Del resto l’autore, che è anche produttore, scrittore, sceneggiatore e attore, ha all’attivo diversi premi (premio Solinas, premio Moravia, premio Saint-Vincent Cinema in diretta), ha collaborato con risultati apprezzabili per il cinema (da Mine Vaganti di Ozpetek a Io sono l’amore di Luca Guadagnino) e per la televisione (Un posta Tranquillo diretto da Luca Manfredi piuttosto che Pinocchio con la regia di Alberto Sironi), insomma mancava solo il teatro.
“Amanti” è una commedia dolceamara, supportata dalle interpretazioni del brillante Massimiliano Gallo (Giulio) e della dolce e ironica Fabrizia Sacchi (che interpreta Claudia), i due amanti, accompagnati da Orsetta De Rossi (che veste egregiamente i panni della psicoterapeuta), di Eleonora Russo (la moglie di Giulio) e di Diego D’Elia (il marito di Claudia).
Una commedia che affronta l’eterno tema dell’amore, che di eterno ormai sembra avere ben poco, visto che, a quanto pare, in Italia ogni 5 minuti una coppia si separa (da un’indagine del 2022 sulle separazioni). L’amore sembra affogato dalla quotidianità, spento dalla monotonia, sembra qualcosa di sepolto e dimenticato, che ha bisogno di ritrovare una spinta, eppure bastano uno sguardo, un incontro fortuito davanti all’ascensore del palazzo del proprio terapeuta…. ed è così che si incontrano Giulio e Claudia ed è subito amore. Tuttavia è anche una vita divisa a metà, tra l’amante e il coniuge. Ed anche il palco è diviso in due: da una parte il calore della stanza d’albergo dove si consuma il peccato, il calore della passione ma anche quello del senso di colpa che brucia dentro; dall’altro lato, il freddo setting terapeutico dove si avvicendano le coppie sposate, dove l’amore viene analizzato, indagato, sottoposto a tentativi di salvataggio chiedendo al terapeuta (deus ex machina a cui è concesso di avere l’ultima parola).
Sembra che il matrimonio non possa sopravvivere se non c’è un triangolo, un terzo soggetto all’appello; nello studio psicologico è il terapeuta di coppia che si fa forte della ragione: seda i litigi, cerca compromessi, da’ spazio emotivo al singolo nella speranza che poi anche la coppia ritrovi nuovi assetti. Quando non c’è il terapeuta, ecco l’amante, il terzo (non) incomodo, quello che riporta un po’ di vita, un fremito a fronte di vite coniugali spente, che riporta il desiderio, non solo dell’altro e dell’intimità con l’altro, ma anche quell’antico desiderio di poter essere felici. Si perché l’amante è solo un pretesto (come dirà la psicoterapeuta a Giulio), il pretesto per ritrovare se stessi, per permettersi di fuggire dalla prigione della vita che si è finiti a vivere (quasi per caso), l’amante è l’occasione per ricominciare a cercare la propria felicità.
Lo spettacolo induce riflessioni importanti senza perdere la leggerezza della commedia, senza che lo sguardo si stacchi mai dal palco, vuoi per le interpretazioni (davvero molto credibili) degli attori, vuoi per la simpatia dei personaggi e dei dialoghi, vuoi per il ritmo ben strutturato del racconto, vuoi per i fazzoletti pieni di lacrime che la terapeuta colleziona nel suo studio, vuoi per la tristezza che accompagna le note di Luigi Tenco “Mi sono innamorato di te”…. Consigliatissimo!
Angelica Pizzolla
Fotografia di Anna Camerlingo