“#altrepagine. Le letture di chi scrive” di Davide Barilli
È un lettore capace di leggere più libri contemporaneamente?
– Sì. Li tengo accanto a me come un arcipelago. (Aurelio Picca)
Ognuno di noi ha i propri libri. Quelli letti da piccoli, quelli che ci hanno accompagnato durante l’adolescenza o in momenti importanti della nostra vita. Quelli che ci hanno fatto ridere o piangere, ma che comunque hanno lasciato un segno o ci hanno cambiati.
L’ultimo libro che l’ha fatta piangere?
– Ho provato struggimento con L’anno del pensiers magico (il Saggiatore) di Joan Didion, che ho letto solo di recente. Non credo di aver mai pianto con un libro o con un film, sono fatto in maniera diversa, ma una commozione struggente è comunque un sentimento implacabile, come la brace che lavora con pazienza. (Gabriele Dadati)
Libri che spostiamo, tocchiamo, annusiamo o regaliamo. E che fanno parte di noi, della nostra crescita e del nostro bagaglio culturale. Ma cosa leggono e hanno letto quelli che scrivono? Cosa leggono e hanno letto narratori, poeti, docenti, saggisti, critici e giornalisti dei giorni nostri?
Quale dei suoi libri pensa o vorrebbe rimanesse fra cento anni?
– Penso nessuno e vorrei tutti (Paolo Nori)
In questo volume “#altrepagine. Le letture di chi scrive” (Oligo, 2022, pp. 349, euro 19), Davide Barilli – scrittore e giornalista della “Gazzetta” – raccoglie, in collaborazione con l’editore mantovano Giulio Girondi, 60 interviste di cui ha curato la pubblicazione sulla “Gazzetta di Parma” da maggio 2020 a giugno 2021, nella rubrica #altrepagine.
Qualcuno ha detto che la libreria, per un critico, un poeta, un giornalista, uno studioso, un narratore, è come la scatola degli attrezzi per lo stagnaro, si rivede in questa immagine?
– Non esiste uno scrittore autentico che non sia un grande lettore. Ma oggi conosco molti scrittori che non sono lettori. E nemmeno si rendono conto del problema. (Paolo Di Paolo)
Ed ecco una carrellata di titoli che hanno segnato vite e storie, ecco che si sono smosse memorie e ricordi del passato e riflessioni ed emozioni che riconducono anche al tempo presente.
C’è un libro che le ha cambiato la vita o il suo modo di pensare?
– Sicuramente i primi libri letti durante l’adolescenza: Fontamara di Silone, le poesie di Saba, Ragazzi di vita di Pasolini. E poi le opere di Pavese, Montale, Scotellaro. (Andrea di Consoli)
Un botta e risposta continuo per costruire “un percorso comune, collettivo, da cui emergessero le differenze di gusto, di esperienze, di approcci”.
“Oggi, nell’era digitale, si è arresa all’idea che in una lastra di computer ci può stare una biblioteca?”
– No. Cioè, è una cosa meravigliosa da un certo punto di vista, ma io ho un lato arcaico, se va via l’elettricità sei fottuto, i libri sono lì, presenti, hanno un corpo, non amo molto le cose senza corpo, mi sembra che abbiano meno anima. (Simona Vinci)
La Recherche di Proust ricorre constantemente, ora tra i libri che hanno cambiato una vita, ora tra quelli difficilmente riusciti a finire o tra quelli ancora da leggere.
Il libro che ha influenzato di più la sua scrittura?
– Credo che sia stata appunto La Recherche di Proust, insieme a I Fratelli Karamazov. Ma, per la sintassi, credo Céline. (Walter Siti)
Un volume da cui prendere idee, spunti e titoli per arricchirci o semplicemente capire che anche la lettura è soggettiva e davvero non possiamo leggere tutto quello che vorremo. Non ci basterebbe una vita per farlo.
Marianna Zito