“Alle origini del Messico contemporaneo. Venustiano Carranza e la Rivoluzione” di Manuel Plana
Rivoluzione: una parola che si incontra spesso nel corso della lettura del libro “Alle origini del Messico contemporaneo. Venustiano Carranza e la Rivoluzione” (Carocci, pp. 200, euro 20) di Manuel Plana e che caratterizza appieno la storia tormentata di un Messico che per anni, proprio attraverso la rivolta è andato assiduamente alla ricerca della stabilità sociale, economica e politica.
Mediante un dettagliato excursus storico, l’autore ci guida nella comprensione di quei punti di svolta che hanno portato al Messico che conosciamo oggi: dalla disfatta del regime di Porfirio Díaz, all’avvento del governo di Francisco Madero che, con il colpo di stato ordito dal generale Victorino Huerta, si frantumò nel 1913 creando una complessa crisi politica nelle campagne e tra i ceti medio-popolari delle città. Con la successiva sconfitta di Huerta nel 1914, le diseguaglianze sociali emersero e la divisione interna al fronte rivoluzionario si accentuò sia sul piano politico sia istituzionale. Il volume delinea, infatti, una lettura del processo rivoluzionario non solo a livello interno, benanche a livello internazionale. Il coinvolgimento statunitense dal punto di vista economico in territorio messicano fu, infatti, un ulteriore fattore critico di dominio internazionale che intaccò l’influenza delle principali potenze europee.
Tra i molti protagonisti della rivoluzione, l’autore dedica particolare attenzione a Venustiano Carranza, alla sua abilità politica e ai fermi ideali che hanno portato all’approvazione di una nuova Costituzione nel 1917, la prima a conoscere i diritti sociali del popolo messicano. Nel corso della lettura, la figura di Carranza risulta essere l’unica capace di cogliere le implicazioni della rivolta e di gestire le ingerenze del presidente Woodrow Wilson durante l’intero periodo della sua presidenza costituzionale.
Giorgia Di Fiore