“ALLA SACRA MONTAGNA DI NIKKŌ” DI PIERRE LOTI
Chi non ha visto Nikkō non ha il diritto di usare la parola “splendido”. Così recita un proverbio giapponese citato a prefazione di questo piccolo capolavoro “Alla Sacra montagna di Nikkō ” di Pierre Loti, nella traduzione italiana di Federico Zaniboni (Edizioni Lindau, pp. 72 euro 12,50).
Attraverso una descrizione dettagliata dei luoghi e dei personaggi, in pochissimo tempo ci ritroviamo in Giappone a esplorare insieme all’autore la Sacra Montagna di Nikkō. Tra il 1885 e il 1901 Pierre Loti (pseudonimo di Julien Viaud, 1850-1923) si recò in Giappone cinque volte per lunghi soggiorni che gli permisero di visitare le località più importanti del Paese e di immergersi nella sua affascinante cultura. Da questi viaggi, oltre a due romanzi (“Madame Chrysanthème” del 1887 e “La troisième jeunesse” de Madame Prune del 1905), ricavò un carnet de voyage (Japoneries d’automne), pubblicato nel 1889, che raccoglie testi di varia natura, tra cui quello dedicato alla Montagna Sacra di Nikkō, situata nella necropoli degli shōgun Tokugawa, splendido complesso architettonico immerso nelle foreste di cedri, che l’Unesco ha dichiarato Patrimonio dell’Umanità. Insieme all’autore ci inoltriamo in un fitto bosco, lungo le pendici della Sacra Montagna di Nikkō, nel quale si nasconde uno dei complessi religiosi più importanti del Giappone. Con lui percorriamo sentieri antichi accessibili solo a piedi, fino ad arrivare a Nikkō che ci appare come un paese fiabesco e che sembra fondersi con la natura, la quale segna il passare del tempo ricoprendo di muschio e felci le spettacolari opere d’arte che decorano i templi Buddhisti e Shintoisti, fatti di bronzo e legno laccato e dai particolari tetti dipinti di oro.
Pierre Loti, attraverso una scrittura ben curata, rende possibile l’immedesimazione del lettore: si ha la sensazione di sentire il suono dell’acqua provenire dai torrenti e dalle cascate situate lungo i sentieri; di vedere, oltre a paesaggi di incredibile bellezza, le singolari opere architettoniche della grande necropoli degli shōgun (comandanti militari) di Tokugawa, che contengono tesori d’arte di inestimabile valore. Città e luoghi di culto appartenenti a una cultura così lontana dalla nostra eppure così attrattiva, per l’immensa armonia che da sempre questi luoghi incantevoli riescono e trasmettere. Dai diari dell’autore trapela il grande stupore che deve aver provato di fronte agli usi di un popolo così ospitale e attento all’altro: il concetto di ospitalità del popolo nipponico è ben reso dalla parola Omotenashi che in sintesi significa intrattenere gli ospiti con tutto il cuore. Un popolo discreto e gentile, che ha fatto della ricerca dell’armonia la base della propria cultura e della propria arte.
La lettura di questo piccolo gioiello, arricchito da una selezione di stampe, dipinti e fotografie d’epoca, ci trasporta in luoghi magici facendoci vivere un fantastico viaggio immaginario nel paese del Sol Levante. Un libro che dà anche una buona base di conoscenza generale sulle usanze del popolo nipponico, in previsione di un futuro viaggio in Giappone.
Letizia Chippari