Al via l’ottava edizione del Festival “Lecite/Visioni” al Teatro Filodrammatici di Milano con Alessandro Fullin
Al Teatro Filodrammatici di Milano torna con successo anche quest’anno il festival “Lecite/Visioni”, nato nel 2012 e arrivato quest’anno alla sua ottava edizione con la direzione artistica di Mario Cervio Gualersi.
Ad aprire la rassegna di questa stagione 2019/2020 è Alessandro Fullin, attore e comico triestino che porta in scena un monologo che racchiude la sua biografia e i suoi aforismi, dal titolo “Fullin legge Fullin”. Inutile dire che l’entrata in scena è accompagnata subito da copiosi applausi. Sul palco una sedia vuota sulla sinistra e un tavolino sulla destra e alla ribalta sulla sinistra un leggio. “Io detesto fare spettacoli da solo, è come Biancaneve senza i nani!”: è questo l’esordio dell’attore, che con la sua voce acuta e ben modulata suscita subito risate. Subito dopo Fullin va a prendere dietro le quinte un grande cane di peluche, ribattezzato Charles (da Charles de Gaulle, l’aeroporto di Parigi), che posiziona sulla sedia vuota dietro al leggio e che lo preserverà dalla solitudine in scena.
Il monologo inizia dall’anno di nascita di Fullin, il 1964, lo stesso anno in cui uscì il film “Il dottor Stranamore” di Stanley Kubrick, lo stesso anno in cui Gigliola Cinquetti vinse Sanremo con “Non ho l’età”, lo stesso anno in cui la nutella fece la sua prima apparizione. Ma è il 19 giugno 1964 il giorno in cui nasce Alessandro Fabio Nicoletta Fullin, che nel nome ha già indicato il suo cammino, che viene raccontato in modo esilarante e divertente, con corpo e voce e quell’espressività che dà senso al tutto. “I bambini avevano paura del buio, io avevo paura di MILVA”. Fullin racconta la sua famiglia, con particolare affetto verso la nonna, che sfornava detti e proverbi provenienti da un ambito contadino: “è inutile chiudere il cancello se sei una VACCA”. Non mancano i sogni di bambino e di come l’omosessualità di Fullin emerse pienamente all’età di sedici anni, ma senza il fantomatico coming out che tanto avrebbe desiderato, perché in Fullin era talmente chiara la natura omosessuale da non esserci alcun bisogno di palesarla con le parole.
“Il chihuahua è l’unico cane che non fa bau, fa shopping.”
La passione dell’attore si espande anche verso la scrittura, che già ai tempi degli studi al DAMS di Bologna stava sviluppando, anche se la tecnologia degli anni ’80 era ben diversa da quella attuale e ne ha prolungato l’uscita, ed è per questo motivo (o così pare) che il romanzo “Panico Botanico” ha visto la luce solamente nel 2014. Un altro successo letterario di Fullin che viene citato è “Pomodori sull’orlo della crisi di nervi – La vera cucina gay italiana” che già dal titolo mette curiosità e fa sorridere immaginando i divertenti e gustosi contenuti.
Un monologo brioso e trascinante, con tante risate e applausi scroscianti per questo comico esilarante e genuinamente portentoso.
Il festival “Lecite/Visioni” continua il 28 novembre con “Pochos” in prima nazionale, il 29 novembre con “12 baci sulla bocca”, sabato 30 novembre con “Ci vediamo all’alba” e la regia di Silvio Peroni, e il gran finale, domenica 1 dicembre, con due spettacoli: “Shalom” alle 18 (evento gratuito con prenotazione obbligatoria) e “Tangeri” alle ore 21.
Roberta Usardi