AL TEATRO MENOTTI DI MILANO “MISTERO BUFFO – PARTI FEMMINILI” CON LUCIA VASINI
La regia di Emilio Russo si apre con la voce di Dario Fo che dalle casse ci canta della bellezza di viaggiare fra le follie e le storie degli antichi saltimbanchi. Al canto si aggiunge una candida Lucia Vasini che fa il suo ingresso in una scena spoglia, con solo una sedia al centro del palco. Come nell’antica tradizione orale dei cantastorie, gli aiuti scenici sono pochi, essenziali i costumi e quasi inesistenti gli allestimenti. Tutto si regge sull’immaginario, la vocalità, la gestualità e la capacità di relazione dell’interprete. Relazione con un pubblico, di solito, che si trovava nei mercati e all’uscita dalla messa. Per cui il codice è assolutamente popolare. La cifra che rende unico il lavoro di Dario Fo e Franca Rame è probabilmente l’assenza di filtri, artefazioni e forme studiate, ma il rapporto con la platea viaggia sui continui cambi di ritmi suggeriti dai nodi narrativi stessi. Il materiale è di natura spirituale, ma ispirato a quella letteratura meno frequentata come i vangeli apocrifi, oppure si attinge al bagaglio di leggende tramandate oralmente. Lucia inizia questo omaggio a Franca Rame con una carrellata di grammelot di tanti dialetti mescolati, la donna si presenta alternando veneto, napoletano, romanesco e siciliano. E poi viaggia tra i personaggi femminili che l’attrice raccontava in Mistero Buffo, la fortunata giullarata andata in scena per la prima volta nel 1969. Lucia va a fondo nel rapporto diretto col pubblico, esce dalla convenzione e si siede in proscenio a raccontare la donna in modo intimo, e ci regala la lettura di una lettera preziosa. Il pezzo forte è “la passione”, l’arrivo della Madonna sotto la croce in cui è inchiodato il figlio.
Tra antiche sonorità popolari, prevalentemente del nord Italia, cambi tonali e ritmici di notevole abilità, un uso fin troppo protagonista della gestualità delle mani e, sul finale, un gran coinvolgimento emotivo, l’attrice presenta con rispetto, più che incarnare, le enormi figure dell’immaginario spirituale comune che vengono ridimensionate a una più accessibile stoffa umana, fatta di semplicità, debolezze, sospiri.
I.R.