Al teatro Kismet di Bari la follia va in scena grazie alla compagnia Carrozzeria Orfeo
Che forma ha il benessere, e le sue più nefaste conseguenze come le dipendenze?
Questa domanda è portata in scena con estrema cura e attenzione da parte della compagnia teatrale Carrozzeria Orfeo nello spettacolo “Salveremo il mondo prima dell’alba” che ha raccolto un caloroso applauso da parte del pubblico del teatro Kismet di Bari, sabato 27 e domenica 28 gennaio.
La scena si presenta ricca di particolari e una costruzione ricrea quella che dovrebbe essere la sala di un centro di riabilitazione per ospiti benestanti, una clinica di lusso, situata, tuttavia, sulla luna, dalla cui finestra a forma di oblò si vede quella che i protagonisti chiamano Meraviglia, la Terra. Al centro della hall 4 divanetti e una tavolino basso che, a turno come in un senso ciclico delle cose, a ripetizione infinita, gli ospiti apparecchiano e sparecchiano. Ai lati della struttura due piccoli cubi in legno che rappresentano la sauna e la sala di riabilitazione con due cyclette: il tutto crea una magica armonia che culla e accoglie i personaggi e i loro monologhi e dialoghi. Lo spettacolo, diviso in due atti da una voce femminile fuori campo che sancisce l’inizio e la fine di quest’ultimo, ci regala un racconto autentico di dipendenze di qualsiasi forma e natura che trasformano i personaggi, toccando le corde più intime e più fragile del nostro profondo io.
La drammaturgia di Gabriele Di Luca è magistralmente interpretata dagli attori Sebastiano Bronzato, Sergio Romano, Roberto Serpi, Massimiliano Setti, Ivan Zerbinati e dall’attrice Alice Giroldini. Questo sapiente lavoro corale è stato reso possibile grazie alla regia dello stesso Gabriele Di Luca con Massimiliano Setti e Alessandro Tedeschi.
“Salveremo il mondo prima dell’alba” è il racconto della vita, ma di una vita che purtroppo giunge a un punto di non ritorno dove i valori di umanità e amorevole compassione di sé stessi e degli altri giungono al capolinea per scomparire per sempre. Tutto quello che ne rimane sono briciole di un’umanità confusa e impaurita, sopraffatta dal potere dell’io abbandonando la logica del noi. La speranza è tutta rinchiusa in una piccola serra dove un minuscolo albero cresce a fatica per portare un giorno il suo frutto migliore che la storia ricorda ancora: la mela.
Lucia Amoruso