AL TEATRO DUSE DI BOLOGNA ETTORE BASSI E SIMONA CAVALLARI CON “MI AMAVI ANCORA…”
“Mi amavi ancora…” (“Si tu mourais”) scritto dal drammaturgo francese Florian Zeller e in scena al Teatro Duse di Bologna dal 1 al 3 marzo,è la storia di un amore e della disperazione di una donna a seguito della perdita della persona amata. Il vuoto, il silenzio, una risposta che non arriverà mai più, va tutto colmato con dubbi, paure, la ricerca assillante della verità e persino il tentativo di non amare più, purché non resti il nulla.
Pierre (Ettore Bassi) è un uomo assente, incentrato su di sé e il suo lavoro da scrittore. Anche dopo la sua morte è sempre presente in scena come un fantasma e da morto non è tanto diverso da come era in vita, presente ma assente, perso nei suoi pensieri, nei suoi gesti, la vodka, il bicchierino, la sigaretta, le commedie che scrive, il suo studio. Tutti gesti ripetitivi, dove la sua vita ruota intorno a pochi spazi sia interni che esterni, gli stessi identici dialoghi, sua moglie, qualche amico e forse delle amanti. Anne (Simona Cavallari) è ossessionata dal marito, sembra che viva solo per lui e quando muore è ossessionata dalla sua mancanza, non riesce a imparare a vivere senza di lui e, quindi, si tormenta chiedendosi continuamente: mi ha tradito quando era in vita? Mi stava per lasciare prima dell’incidente? Chi è quest’altra donna che nomina nelle sua ultima commedia e della quale sembra innamorato? Le risposte e la verità poco importano. Lei vuole solo trovare una ragione per poter rimanere legata a lui, incollata alla sua storia anche se rivelatrice di tante maschere e tante bugie. Fa riflettere come molte, troppe donne, che potrebbero creare bellezza da condividere col mondo e riempire la loro vita di tante cose, si perdano dietro a uomini narcisisti e irrequieti che poco hanno da offrire, eppure finiscono per dare tutte se stesse a questi amori non lasciando spazio per molto altro. Il cuore soffre in un lamento continuo, ma gli occhi sono ciechi di fronte alla unica ovvia verità che vale la pena riscoprire: costruire la propria vita intorno a quella di qualcun altro non può fare altro che portare a essere tradite, perché in primis abbiamo tradito noi stesse dimenticandoci l’importanza della nostra vita e della nostra individualità.
Mi ami ancora vero? Lei non contava niente? È andata così?
Urla ancora e ancora Anne poco prima dell’incidente che le porta via il marito. E poi l’incidente e tanti fogli che cadono dall’alto e si spargono su tutto il palco. Quando la nostra vita finisce siamo come un libro che si smantella in tanti fogli che volano sparsi per aria e atterrano ai piedi di chi rimane. E allora cosa resta di chi non c’è più? Solo storie, quelle che abbiamo scritto da vivi e, si spera, che siano storie felici, ricordi caldi e rassicuranti, invece che dubbi e ferite nei cuori delle persone che abbiamo amato.
Antonella Pizzolla