Al Teatro dell’Acquario di Cosenza arriva “POLVERE” – Dialogo tra uomo e donna
Sabato 4 e domenica 5 maggio per la Stagione Teatrale del Teatro dell’Acquario, in scena la compagnia Scena Verticale con lo spettacolo “POLVERE”, dialogo tra uomo e donna di Saverio La Ruina con Cecilia Foti e Saverio La Ruina – musiche originali Gianfranco De Franco, contributo alla drammaturgia Jo Lattari, contributo alla messinscena Dario De Luca, aiuto regia Cecilia Foti, disegno luci Dario De Luca, audio e luci Mario Giordano, realizzazione quadro Ivan Donato, organizzazione e distribuzione Settimio Pisano.
Lei è bella, solare. Entra in scena con una magliettina di un rosso vivace, elegante come chi è appena uscita da una festa. Vuole sentirsi bella, bella per lui. Canta. È felice per la serata appena trascorsa con gli amici di sempre. È felice per il suo nuovo amore il quale ha appena conosciuto il mondo del quale lei fa parte. Lei è felice e lo manifesta cantando. Noi li conosciamo così, dall’altra parte del piccolo mondo nel quale a poco a poco si andranno a chiudere i due protagonisti di questo amore malato, portato in scena con una incredibile interpretazione che rende tutti noi emotivamente partecipi del loro dramma. Al punto da prevedere risposte, anticipare battute, o tentare di fermare con un piccolo sussulto, quanto di lì a poco vedremo poi accadere in scena. Lui – Saverio La Ruina – è l’innamorato di un amore malato e perverso fino ai limiti della follia che vedremo portare in scena sobriamente, battuta dopo battuta, in un crescendo di tensione e di violenza sottile ma efficace, atta a minare profondamente e indelebilmente la donna che dice, crede di amare. Lei – Cecilia Foti – è l’innamorata di un amore idealizzato portato in scena delicatamente. Scena dopo scena, in un susseguirsi di “amore mio” e annientamento. Grazie a una impeccabile interpretazione, assistiamo allo scoprirsi di una fragilità emotiva causata da un vissuto che ha scavato dentro, anche oltre il limite della consapevolezza. Un vuoto da colmare compiacendo lui a dismisura. Loro, un uomo e una donna come tanti e che come tanti iniziano la loro relazione approfondendo la conoscenza l’uno dell’altra. Lui però si racconta poco, mentre a lei chiede totale sincerità attraverso un interrogatorio costante e subdolo. Due sono le azioni che ad ogni scena le impone, sedersi l’uno di fronte all’altra e dare una risposta quanto più sincera possibile alle domande impostele. Ma non è facile ricordare e raccontare per come vuole l’altro, specie quando il fine atteso è soddisfare un proprio morboso modo di vedere i fatti, di sentire le cose. E allora si discute fino a farsi male, per poi finire sempre col dire “Ci abbracciamo e poi passa tutto, facciamo l’amore e poi passa tutto, no? succede sempre così no?”. Sembra impossibile che una storia così possa esistere un giorno in più del dovuto… la ragione, la consapevolezza di sé, l’amor proprio, darebbero ragioni sufficienti a chiuderla quasi subito. E invece la relazione continua, in scena e nella vita reale, perché spesso siamo fragili e le nostre fragilità, le parti di noi che ci distinguono e ci rendono unici, nelle mani sbagliate possono diventare armi per ferirci, fino al punto di non ritorno.
“Le botte sono la parte più fisica del rapporto violento di coppia; l’uccisione della donna la parte conclusiva. Ma c’è un prima, immateriale, impalpabile, polvere evanescente che si solleva piano intorno alla donna, la circonda, la avvolge, ne mina le certezze, ne annienta la forza, il coraggio, spegne il sorriso e la capacità di sognare. Una polvere opaca che confonde, fatta di parole che umiliano e feriscono, di piccoli sgarbi, di riconoscimenti mancati, di affetto sbrigativo, talvolta brusco”. (da un’operatrice di un Centro antiviolenza)
Un testo importante per uno spettacolo che merita di essere visto e rivisto. Soprattutto da menti giovani, affinché si possa essere consapevoli e allenati a riconoscere in sé e negli altri atteggiamenti che possono condurre a reali accadimenti drammatici di cui i notiziari raccontano ogni giorno. In scena due attori che sono andati oltre la finzione per mostrarci con superba interpretazione, un dramma vero.
“Non so quanto c’entri il femminicidio con questo lavoro. Ma di sicuro c’entrano i rapporti di potere all’interno della coppia, di cui quasi ovunque si trovano tracce”. (Saverio La Ruina)
Tanti e tutti meritatissimi i premi e i riconoscimenti per questo spettacolo:
Premio Lo Straniero 2015 – Premio Enriquez 2015 alla Drammaturgia – Premio Enriquez 2015 Miglior Attore – Premio Annibale Ruccello 2015 alla drammaturgia
Testo tradotto in inglese (Dust) da Thomas Haskell Simpson e pubblicato sulla rivista di traduzione teatrale The Mercurian nell’autunno 2015.
POLVERE (Dust) è tra gli otto testi teatrali selezionati da tutto il mondo per l’International Voices Project di Chicago e presentato al Victory Gardens Theater il 10 aprile 2016.
POLVERE (Polvo) è andato in scena a Caracas, nel novembre 2017, nell’allestimento spagnolo di Diana Volpe e ripreso nei mesi di gennaio e febbraio 2018.
Letizia Chippari