“Al di là del limite” è il nuovo singolo di Neo Garfan – L’intervista
Il 27 ottobre è uscito il video di “Al di là del limite”, il nuovo singolo di Neo Garfan, all’anagrafe Antonello Garofalo, per Music Ahead / Artist First. Il brano, scritto Neo e prodotto insieme a Daniele Ferreri, annuncia l’arrivo del terzo album “Suoni dalla luna”, la cui uscita è prevista per l’inizio del 2021. Abbiamo fatto qualche domanda all’artista per saperne di più.
Ciao Neo, “Al di là del limite” è il tuo nuovo singolo, quando l’hai composto?
Ciao Roberta, il brano è nato circa un anno fa, al pianoforte. A differenza di altri pezzi ha avuto una genesi molto naturale, di solito vivo un certo travaglio prima di considerare chiusa una canzone.
In “Al di là del limite” un verso dice “conta solo ciò che sento, che ti basti o no”: è un modo di ribadire di come sia importante non farsi intaccare dai giudizi altrui?
Sottolinea un limite tutto umano. Non ha importanza quanto possiamo amare qualcuno, sarà sempre e soltanto la sua percezione rispetto al nostro sentimento a quantificarne l’oggettività. “Conta solo ciò che sento” mette a nudo l’incapacità di rappresentare nel vero, quello che proviamo… quasi fosse un talento sprecato.
Nel videoclip è molto bella l’immagine della camicia di forza in contrapposizione alla danza libera di Greta Martucci, qual è, secondo te, un modo per mantenere in equilibrio le due parti, presenti in ciascuno di noi?
In primis dovremmo avere consapevolezza della coesistenza di questi due aspetti. È un’epoca di negazione la nostra, o meglio, di omologazione alla divulgazione della propria immagine in una accezione esclusivamente positiva. I socials hanno favorito ed accelerato questo processo, nessuno vuole esporre i propri limiti, la realtà delle cose si confonde con l’idea che abbiamo di noi stessi. Spero di non essere stato troppo contorto.
Sempre in “Al di là del limite” canti “come posso dare tutto quello che vorrei e pretendere tutto anche da te quando l’arte di nascondere la verità sembra il solo compromesso che ci salverà”, versi ancora più attuali oggi nella situazione in cui il mondo dell’arte e della cultura sono fermi. Pensi che lo streaming possa essere o diventare un compromesso temporaneo per gli artisti?
Ci sono “artisti” che nascono in rete ed e lì che sono costretti a rimanere, un qualunque confronto con la realtà li danneggerebbe. Per altri, che fanno del contatto la loro forza, sarà difficile confrontarsi con questa modalità, alcuni preferiscono rimanere in silenzio in questa fase, lo streaming umanizza l’artista e a mio giudizio questo non dovrebbe mai avvenire.
Il tuo terzo disco “Suoni dalla luna” uscirà nel 2021, ci puoi anticipare qualcosa?
È stato un lavoro lungo ma gratificante, il sound è coerente con quello che avete ascoltato nel primo singolo, molta ricerca sonora, abbiamo prodotto misura per misura a volte quasi maniacalmente. Persone fantastiche hanno contribuito a renderlo speciale, Daniele Ferreri con cui ho curato gli arrangiamenti, Sebastian Marino, Antonello Mango, Francesca debri, Pierangelo Ambroselli che ha mixato tutto l’album, fino ai Mastering che abbiamo affidato a Chris Geringher Sterling Sound Ny. Sicuramente ho dimenticato qualcuno…
Che tipo di suoni sono i “suoni dalla luna”?
Ho immaginato di trovarmi fisicamente sulla luna e guardare verso me stesso, la visuale dalla lassù è abbastanza privilegiata.
Su youtube c’è un live studio session del brano “Something more”, dal tuo disco in inglese uscito nel 2008. La tua vocalità si sposa benissimo con la lingua inglese, hai in mente di incidere i nuovi brani anche in questa lingua?
Anche questo album nasce in inglese, ho iniziato i lavori a Londra per poi proseguire qui in Italia. La lingua inglese ha in sé dei segreti che scopri soltanto con il tempo. La sua estrema immediatezza, la capacità di sintesi, sono caratteristiche che cambiano il tuo modo di pensare, quando ti confronti con una nuova lingua, ne comprendi sì i termini, la grammatica, ma nel contempo impari a capire la psicologia di un popolo. Di sicuro avrò modo di scrivere ancora in Inglese.
Hai avuto il tuo primo contratto discografico nel 2001 con il duo Direzioni Insolite, da quel momento sono passati diciannove anni, come è cambiato il tuo modo di scrivere e di cantare, se è cambiato?
È cambiato tutto… Se guardo a me stesso in quel periodo, provo tenerezza e spero, tra 15 anni di provare lo stesso per quello che sono oggi.
Hai un ricordo a cui sei particolarmente legato che fa parte del tuo percorso musicale?
Avevo forse 7 anni e stavo imparando a suonare la chitarra seguendo un libricino con gli accordi e qualche canzoncina elementare… riuscii ad intonare “Glory glory hallelujah” per la prima volta, sincronizzando gli accordi e la voce. Fu un momento rivelatorio, mi sentii come qualcuno che scopre un segreto, qualcosa che gli altri non sanno.
Oltre a essere cantautore sei anche autore, hai collaborato e scritto canzoni con molti artisti, con quale artista con cui non hai mai lavorato, ti piacerebbe collaborare?
Stevie Wonder… e non credo serva spiegare il perché.
Roberta Usardi
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