Al Cantiere Florida di Firenze danza e musica d’eccellenza
Sold out di pubblico prevalentemente giovane al Teatro Cantiere Florida di Firenze dove è andato in scena lo spettacolo di danza La Morte e la Fanciulla.
Der Tod und das Mädchen, quartetto d’archi fu scritto da Franz Schubert all’età di 27 anni, nel 1824, dopo essere stato molto male e aver capito di essere più vicino alla morte di quanto volesse credere. Con la regia e la coreografia di Michele Abbondanza e Antonella Bertone, lo spettacolo unisce al capolavoro musicale di Schubert la meravigliosa armonia del corpo umano e l’ineluttabile mistero della fine, inteso come incombenza continua nella dinamica del divenire. Lo spettacolo si articola su due piani differenti: sul piano coreografico la fanciulla, quale rappresentazione di sessualità e vita, sul piano video l’occhio continuo e mellifluo della morte, osservatrice crudele restituisce al tempo presente un’immagine sfalsata e distorta di un inesistente vivere in contrapposizione all’accadimento live della coreografia.
L’inizio e la fine, il nascere e il morire, avvolti in un suono velato, in un finale cupo come un rantolo di agonia, aleggiano nei quattro movimenti del quartetto d’archi. Sul piano verticale del palcoscenico l’occhio della telecamera invade, scruta e controlla ciò che succede sul piano orizzontale, nella coreografia, dove ci sono danza e musica, dove i corpi delle danzatrici nudi come alla nascita – così come nudi ci si presenta alla morte – esprimono la vita con i suoi momenti di gioia, di felicità e dolore, seguendo e accompagnando gli impulsi musicali graffianti e vivaci, ottocenteschi e romantici. Il fumo o per meglio dire la nebbia che avvolge il palcoscenico fin dall’inizio, segna la linea di confine tra il morire e l’esistere in un mutare continuo di forme e di suoni che pur nelle loro diverse melodie, attraversando il mistero, aspirano all’infinito. Confine verso il quale siamo attratti ma dal quale vorremmo fuggire, un ignoto, un vuoto, un abisso che come un canto di sirena ci cattura e alla fine ci avvolge in una trasformazione finale e definitiva.
Splendida la coreografia, elegantemente plastica, quasi pittorica l’interpretazione delle tre danzatrici Eleonora Chiocchini, Valentina Dal Mas e Claudia Rossi Valli.
Francesco De Masi
Foto di Simone Cargnoni