“Akuaba”: la corruzione dell’animo umano
Francesco Staffa, antropologo, con il romanzo Akuaba (d editore, pp. 237, euro 15,90) ci porta in Africa. Un’Africa forse un po’ diversa da quella che conosciamo oggi attraverso i media, ma che lascia tuttavia emergere un senso del drammatico e di atrocità che, invece, conosciamo fin troppo bene.
Un breve frammento attuale, a Roma. Un primo incontro con Kofi e la moglie da un lato, con Guido e Ada dall’altro. Una notizia sul giornale che li accomuna tutti: la morte di Franco e Fabiënne. Inizia quindi un lungo flashback al 1983, in Nigeria, paese chiave del romanzo che proprio in quell’anno affronta un grande cambiamento economico, politico ma soprattutto sociale. Da potenza economica nascente dell’Africa, a paese corrotto che non ha saputo gestire le opportunità e costringe milioni di africani emigrati lì, con la promessa di ricchezza, a tornare nei propri paesi e villaggi di origine. Tutti gli africani clandestini o senza un lavoro regolare vengono espulsi. C’è chi riesce a partire, chi a scappare, chi cade in reti da cui è impossibile sciogliersi.
La stessa Nigeria dove Franco e Fabiënne vivono da anni, ricchi, grazie agli affari col petrolio, è la Nigeria in cui, invitati a trascorrere una vacanza a ridosso del Natale e dell’anno nuovo, approderanno anche Guido e Ada. La stessa Nigeria che porterà a far convergere di nuovo le vite di Guido e Franco, e inevitabilmente delle loro mogli. Cresciuti insieme, i due hanno poi preso strade diverse. “Presto, troppo presto, Franco aveva capito che l’onestà e la giustizia l’avrebbero intrappolato in una vita priva di soddisfazione, senza ricchezza e senza sfarzo. E lui, più di ogni altra cosa, desiderava proprio il lusso, lo spreco, il potere. Deplorava la miseria che aveva sofferto nella sua infanzia. Aveva combattuto per uscire da quella condizione, aveva gareggiato illecitamente, aveva barato, aveva compiuto una serie di abusi e soprusi per arrivare dov’era. E dove intendeva rimanere”. Ma Guido no, una vita lineare, pulita, tranquilla. Onesta, ma fino a quando? E in nome di che?
Un po’ noir e un po’ cronaca, “Akuaba” lascia emergere le contraddizioni di un paese all’apice e poi al crollo, in cui tutto è lecito pur di sopravvivere: abbandoni, violenze, sfruttamento, ricatti. Tutto quanto di negativo l’animo umano è in grado di far venire fuori e mettere in pratica pur di restare a galla.
“(…) L’inganno fa parte delle relazioni, spesso i rapporti più solidi si basano su questa corruzione. Scoprirlo fa male, ma anche il dolore puo’ diventare un prezioso elemento di coesione.”
Staffa, nel suo romanzo d’esordio, ci mette davanti a un parallelo tra la corruzione di un paese e quella di un essere umano. Ma, soprattutto, di fronte alla parola “scelta”, nel suo senso più profondo, con tutte le sue reali implicazioni. Sta a noi scegliere sulla base dei benefici che trarremo dalle nostre decisioni o sulla base di una morale più alta, che ci ricorda che siamo tutti uguali, tutti umani, tutti con lo stesso diritto alla vita, alla quiete.
Laura Franchi