“AFTER MISS JULIE”: LA POETICA FOLLIA DI UNA GRANDE GABRIELLA PESSION
“After Miss Julie” in scena al Teatro della Pergola di Firenze sino a domenica 2 dicembre, diretto da Giampiero Solari è il primo allestimento italiano del testo di Patrick Marber, riscrittura del classico “La signorina Giulia” di August Strindberg. Pur restando fedele al tracciato originale, alla conformista e puritana società svedese dove gli istinti dei protagonisti vengono delimitati se non repressi, nella trasposizione di Marber e più ancora nella messa in scena di Soleri la provocazione sessuale viene resa talmente esplicita da renderla evidente, pur non scadendo mai nel volgare.
Originariamente ambientata nella Svezia di fine ottocento – la commedia è stata scritta nel 1888 – trasferita da Marber nell’Inghilterra della notte dei festeggiamenti per la vittoria del partito laburista, la versione italiana è ambientata in Italia nella notte del 29 aprile del ’45 nei giorni della liberazione dell’ccupazione nazifasta, periodo denso di speranze e nello stesso tempo carico di conflitti e gonfio di trasformazioni. Dietro i vetri della cucina seminterrata di una villa signorile risuonano le note di una banda festosa, mentre nella stanza ricostruita in un quasi bianco e nero d’epoca, Cristina (Roberta Lidia De Stefano) – la cuoca- è intenta a preparare la cena per il fidanzato Gianni (Lino Guanciale) autista in livrea e capo della servitù. Improvvisamente irrompe Giulia (Gabriella Pession), o meglio la signorina Giulia, figlia del ricco signore proprietario della villa.
In quel claustrofobico enclave, in una notte di festa, nascono e ruotano tutte le gamme emozionali che possono venir fuori da un gioco di seduzione sfacciato e insistente nonostante la presenza della promessa sposa, fino a che la resistenza di Gianni cede, così come cede la finta sicurezza della trasgressiva Giulia che si scopre donna innamorata, debole e remissiva. Un gioco continuo, un ribaltamento di ruoli, un ping-pong di lacrime, sorrisi e amore con una Pession immensa nel ruolo della signorina Giulia, così brava, così immersa nel ruolo sino a trasformare la finzione scenica in una realtà corale dove il pubblico, con lei si emoziona, con lei ride, con lei soffre. Si spoglia della corazza dell’antipatia di classe, senza tuttavia diventare plebea, conservando nell’umiliazione e nella disillusione una dignità che le fa onore. Lino Guanciale si riconferma eccellente nella recitazione e nella coerenza della patina politica alla quale ci ha abituati, senza sbavature e senza inciampi la brava Roberta Lidia De Stefano.
Alla fine gli incastri si frantumano, cadono le carte dei castelli faticosamente costruiti, si spezza il tempo tra i sogni e il reale, il rosso del sangue tinge il futuro, dove altro non rimane che la granitica conservatrice certezza di Cristina. L’applauso convinto e doveroso riempe la sala al chiudersi del sipario. La bravura di tre grandi attori ha saputo regalarci 90 minuti di poetica follia.
Francesco De Masi