“Adolesco”, la fatica di diventare grandi
Timothy Megaride, pseudonimo di uno scrittore più volte edito, pubblica “Adolesco” (Il ramo e la foglia edizioni, pp. 217, euro 16), il racconto-verità secondo il giovane Tommaso.
Tommaso Rinaldi
Tommaso ha 16 anni, un migliore amico, Riccardo, entrambi i genitori avvocati. Va a scuola, ha le sue cotte, gli interessi, usa i social, guarda Netflix e Amazon. Tommaso è un adolescente di ultima generazione. Uno di quelli che, combinando istinto e social, fa dei casini, ad alcuni si può fare in qualche modo ammenda, ad altri decisamente meno. Uno di quelli che, a un certo punto, si ritrova coinvolto in una situazione più grande di lui, troppo complessa per la sua età che, al di là di parolacce, porno, tette viste e fantasticate, resta di 16 anni, un’età dura per chi la vive e per chi la subisce, un momento di passaggio cruciale che se sei fortunato ad avere vicino le persone giuste, passi indenne o quasi. Tommaso questa fortuna ce l’ha. La sua, con tutte le umane imperfezioni, è una famiglia solida, presente. Eppure, Tommaso fatica a capire fino in fondo la situazione in cui si ritrova, un po’ per autoprotezione, un po’ per immaturità, quella cosa che ci fa mescolare tutto, e tutti i tipi di sentimenti.
“Ecco perché sto registrando ogni cosa su questo registratore che mi comprò mio padre quando ero alle medie (…) Non posso scrivere, che forse verrebbe una cosa più ordinata e pulita perché questi vanno a guardare dappertutto (…) Il registratore non se lo ricordano e non lo sanno che sto dicendo la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità, tipo dica lo giuro. Io lo so che voi conoscete tutto perché l’hanno detto in televisione e scritto sui giornali. Però quelle sono tutte menzogne (…) voi dovete conoscermi prima di giudicarmi e non dovete conoscere solo me, ma anche tutti gli altri e poi potete stabilire chi sono i buoni e chi sono i cattivi”.
Tommaso è proprio questo che fa, un racconto in prima persona in cui si sfoga e racconta le cose dal suo punto di vista, ingarbugliando fatti e sentimenti; ragionando, anche con una certa sensibilità su tematiche attuali legate a sesso, omosessualità, transgender; cercando di capire la distinzione tra conformismo e pregiudizio.
Il linguaggio come mezzo
“Adolesco” è sì una storia, ma a caratterizzarlo più che i fatti raccontati è il modo, il linguaggio usato. Tommaso ha il suo linguaggio infarcito di volgarità, parolacce, a cui mescola ricordi di infanzia e tenerezza. Il tutto funzionale a delinearlo e definirlo come personaggio. Timothy Megaride ci dà bene l’idea di una persona in divenire, i cui punti di riferimento sono vecchio e nuovo, vip, vita reale e una fervida immaginazione a cui si aggrappa. Percepiamo bene la confusione di Tommaso che non capisce più se è ancora un bambino o già un adulto, e fa ancora fatica a delineare giusto e sbagliato.
“Voglio dire che adolesco significa che ti stai allenando e adultum che sei allenato, puoi combattere e vincere”.
E proviamo anche un po’ di tenerezza per Tommaso, che alla fine vuole solo capirci qualcosa, come tutti, in questo che diventa anche una specie di romanzo di formazione. Una buona lettura quella di Timothy Megaride. Buona per chi è adolescente, per sentirsi meno solo, che fa bene a tutte le età. Buona per gli adulti che hanno a che fare con quest’età. Buona per chi adolescente lo è stato qualche generazione fa.
Laura Franchi
Grazie a Modulazioni Temporali, grazie a Laura Franchi per questa bella recensione.