Acari, le cose invisibili agli occhi
Giampaolo G. Rugo scrive per il teatro, la radio, il cinema, e ha pubblicato di recente il suo primo libro, “Acari” (Neo Edizioni, pp. 181 pagine, euro 15), uno di quelli a cui voler bene.
È solo vita
“È il nuovo giorno che sostituisce il vecchio: il ritmo incessante della vita che si ripete ottuso. Proviamo ad affrontarlo come possiamo, insieme agli altri. E vediamo come va a finire”.
Nonna Adele, Mario, Vittorio, Claudia, Gimbo e suo fratello Franco, Aldo, un ex “tenore” del calcio.
Tredici storie che si snodano dagli anni ’80 ai giorni nostri, con la forza e l’autonomia di racconti a sé stanti, ma allo stesso tempo legate da un filo conduttore, delicato che mette insieme pagina dopo pagina i pezzi di una storia in qualche modo corale. È una costruzione sapiente quella che fa Rugo, che a più riprese durante la lettura ci fa dire “Ah, ecco!” con uno stupore piacevole e compiaciuto, quello di quando un personaggio che appare secondario, già sparito, ritorna da protagonista.
Un romanzo non romanzo, racconti non racconti, dunque, che ci mettono davanti agli occhi la varietà umana, e Rugo lo fa con un tale garbo delle parole, della costruzione del tutto da tenerci attaccati con tanti sottili fili conduttori, quelli che come detto legano i personaggi con giochi temporali e di prospettiva, e noi lettori a loro, indissolubilmente.
Malinconia e pienezza
È facile affezionarsi a uno o più dei protagonisti, perché è altrettanto facile identificarsi per il tipo di sentimenti, sensazioni che vengono sviscerati, raccontati come nell’intimità di un confessionale.
Aldo, ad esempio, le sue quindici sigarette che scandiscono il tempo, i suoi dischi, la sua solitudine e il suo concetto di felicità.
“…Aldo pensò confusamente che tutto si paga e che la vita gli stava presentando il conto di quegli anni di leggerezza. Si era spesso chiesto cosa volesse dire essere felice. Immaginava che la felicità fosse qualcosa di complicato, che si manifestasse in maniera chiara e inequivocabile; frutto di una misteriosa alchimia fatta di una serie di dettagli puntuali e definiti, meglio, predefiniti, che andassero al loro posto quasi magicamente, uno dopo l’altro. No. Proprio in quel momento in cui era perso e ancora non poteva realizzare appieno l’orrore di ciò che era accaduto, tra mille pensieri sconnessi, c’era quello che la felicità è legata a una complessa semplicità della quale ci si rende conto solo dopo; della quale si rendeva conto solo in quel momento, quando era stata interrotta in maniera così brutale”.
Malinconia e pienezza, se si dovesse descrivere questo libro in due parole.
La malinconia del tempo che passa nonostante noi, di momenti e persone che non tornano, non per come li sapevamo almeno.
La pienezza del privilegio di aver conosciuto da vicino, nell’intimità di ricordi, pensieri e segreti, esseri molto umani, noi, spesso “acari invisibili all’occhio”.
Laura Franchi