“Abbiamo perso tutti”: il primo di due EP scritti durante il lockdown – Intervista al cantautore piemontese Stona
Lo scorso 17 febbraio è uscito “Abbiamo perso tutti”, il nuovo EP di Stona, cantautore piemontese, a cui nei prossimi mesi seguirà un altro EP, “Buona speranza”. “Abbiamo perso tutti”, prodotto da Giulio Guglielminetti, storico produttore di Francesco De Gregori, è stato anticipato lo scorso maggio dal singolo “Io sono Marco”. Stona, all’anagrafe Massimo Bertinieri, esordisce nel 2018 con l’album “Storia di un equilibrista”. Nel 2020 è finalista del premio Fabrizio De André e a 1MNXT concerto 1° Maggio di Roma. A marzo pubblica il singolo “Andrà tutto bene” dedicato al particolare momento storico.
“Abbiamo perso tutti” è il primo di due EP. La title track ha un videoclip che mostra diverse situazioni del nostro presente: la vittoria sta nella collettività, nel non avere paura di parlare?
Sì, il clip è stato pensato come una serie di cartoline dal mondo, che inquadrassero certe situazioni attuali e anche qualcosa del passato. Il senso della canzone è proprio quello: ogni volta che restiamo in silenzio e ci voltiamo dall’altra parte di fronte a certi tipi di problemi che possono riguardare la collettività, parlo di politica, ambiente, sanità, civiltà, giustizia, allora avremo perso tutti e la colpa è da dividere senza puntare il dito sempre verso gli altri, ma bisogna iniziare una piccola rivoluzione ogni giorno dentro di noi.
In “Abbiamo perso tutti” canti “ma non piegherò la testa, credo ancora nei miei sogni”: finché ci saranno sogni ci sarà speranza di vincere contro le situazioni più ostiche, anche in situazioni in cui si pensa di essere soli?
I sogni sono fatti di qualcosa di meraviglioso e inspiegabile, sono indispensabili e non si può pensare di vivere senza, senza sogni non ci sarebbero stati i grandi cambiamenti nella nostra storia collettiva.
Quando hai composto i brani di “Abbiamo perso tutti” e di “Buona Speranza” e come mai la scelta di creare due EP separati invece di un album?
Una buona parte del lavoro è iniziata proprio durante il primo terribile lockdown, avevo bisogno di tirare fuori parecchie cose che sentivo dentro e la situazione mi ha spinto in una certa direzione più “cupa”. Piano piano ne siamo parzialmente usciti e anche il mio morale è cambiato e lentamente sono arrivate canzoni di speranza, o comunque più positive e solari. Avevo 8 canzoni già divise fra “scure” e “solari” ed e’ arrivata quindi l’idea di tagliare il disco in due e pubblicare i due EP in momenti diversi; chissà, magari più avanti potremmo decidere di riunirli in un disco…vedremo!
Il secondo EP si chiamerà “Buona speranza”: puoi anticiparci qualcosa (quanti brani, quando è prevista l’uscita, tematiche)? Dal titolo si percepisce ottimismo e luce.
Sì, le canzoni hanno un altro sapore. Mi piace descriverle come “4 semplici canzoni d’amore”, ma è così complicato parlare d’amore senza risultare banale e scontato! Non vi anticipo i titoli, ma il brano trainante del lavoro potrebbe anche essere sorprendente per i miei canoni.
La copertina di “Abbiamo perso tutti” mostra l’individuo senza identità, con una maschera a coprire tutto il viso e una tuta che copre la testa. Come mai hai scelto questa immagine?
È un’immagine forte, come lo sono state le immagini scelte per il videoclip. Quella persona potrebbe essere chiunque di noi: sola, disperata e isolata dal mondo in questo dannato periodo storico.
Nel brano “Io sono Marco” parli di l’autismo, la tua ispirazione è partita dal libro “Se ti abbraccio non aver paura” di Ervas e dal film di Salvatores “Tutto il mio folle amore”; quanto è importante per te sensibilizzare queste tematiche attraverso la musica?
Credo che un cantautore, un artista comunque, debba mettersi in gioco sempre e credo sia un suo dovere quello di raccontare tutto quello che vede e percepisce, anche le cose scomode di cui non vorremmo parlare. Nel caso di “Marco” ho voluto dare voce a chi non ce l’ha e attraverso la musica credo che siamo riusciti con Guido Guglielminetti (autore della musica) a raggiungere il nostro obbiettivo.
“La strada di casa” è una canzone che parla d’amore e di volersi ritrovare, espressa pienamente nel ritornello, in cui ti accompagna una seconda voce femminile, di chi si tratta?
La voce è di Chiara Giacobbe, una bravissima musicista e violinista di Alessandria con cui ho avuto più volte il piacere di collaborare. Anche lei ha all’attivo un suo album davvero molto bello che vi consiglio: “Lionheart”, lo trovate su spotify!
“Anime perse” è una ballata struggente piano e voce. Canti “noi siamo tutte le anime perse di questo mondo e ci terremo per mano finché non finirà il nostro tempo, quello che ci hanno dato, quello che ci hanno concesso”: un verso di collettività e di un destino comune. Perché per te le anime sono “perse”?
La canzone è nata con questo spirito. Abbiamo tutti condiviso prima o poi la perdita di qualcuno di caro, di un affetto, e questo destino comune, come giustamente dici, ci porta sulla stessa strada, dove le anime perse possono essere i nostri affetti scomparsi o potremmo anche essere noi rimasti soli a rimpiangerli per sempre.
Farai uscire un altro singolo da “Abbiamo perso tutti”?
No, da questo EP sono già stati estratti quindi due singoli, oltre alla title track anche “Io sono Marco”, parleremo di nuovo singolo con l’arrivo del prossimo EP.
Da dove viene il tuo nome d’arte Stona?
Stona è nato qualche anno fa ormai per puro scherzo. Un cantante che si propone con un nome così suscita sicuramente curiosità e lascia un attimo spiazzati: rappresenta la mia voglia di non prendersi mai troppo sul serio.
Roberta Usardi