“A Zurigo sulla luna” – Un prosimetro sulla Svizzera e sulla poesia
“A Zurigo sulla luna. Dodici mesi in Paradeplatz” è un affascinante prosimetro che omaggia la Svizzera e la poesia. Scritto da Yari Bernasconi e Andrea Fazioli, pubblicato da Gabriele Capelli Editore (2021, pp. 144, euro 16). Un capitolo introduttivo racconta che l’opera si ispira a fatti realmente accaduti. “Nel 2018 siamo andati ogni mese in Paradeplatz, a Zurigo, restando un paio d’ore nella piazza per osservare tutto ciò che accadeva. Portavamo ogni volta una poesia diversa di autori classici o contemporanei, convinti che i versi hanno sempre qualcosa da dire sulla realtà intorno a noi”.
Gli autori
Le riflessioni degli autori sono molto poetiche, così come sono molto suggestive le poesie dei grandi poeti che compaiono all’interno dell’opera, una per capitolo: Fabio Donalisio, «dire le cose non è raccontarle e»; Guido Guinizzelli, «Io voglio del ver la mia donna laudare»; Gianluca D’Andrea, Acquario; Mariagiorgia Ulbar, «Torno dove termina la strada»; Gianni Rodari, «Chi ha torto tira dritto»; Ludovico Ariosto, l’ottava «Le lacrime e i sospiri degli amanti»; Anna Achmatova, «No, non sotto un cielo straniero»; Faraj Bayrakdar, «Io e il mio io»; Federico Hindermann, «Vivi tra molti»; Mario Luzi, «Sbrìgati»; Francesco d’Assisi, Laudes Creaturarum o Canticum fratris Solis; Anne Perrier, «Oh rompere gli indugi». I poeti inseriti nell’opera sono molto eterogenei, infatti compaiono sia autori medievali sia autori contemporanei, sono sia uomini sia donne e compare anche un grande autore di filastrocche per bambini, Gianni Rodari.
La città, Zurigo
Grande protagonista è Zurigo, ma il paesaggio svizzero non viene descritto, ma viene semplicemente evocato dai toponimi o da qualche frase in tedesco. Paradeplatz potrebbe dunque essere la piazza di una qualunque capitale europea attraversata da tram e da turisti provenienti da ogni parte del mondo. Ciò che gli autori vogliono osservare non sono le bellezze architettoniche, ma le persone, personaggi che compaiono velocemente nel loro campo visivo, il tempo di salire su un tram o di attraversare la strada. La vera poesia della piazza sono le storie non raccontate dei passanti e i loro sguardi assorti.
“Mentre eravamo seduti a leggere, siamo invecchiati in fretta. Quando alziamo gli occhi, ci accorgiamo che tutte le persone intorno sono nuove. All’improvviso, sento l’impulso di salire sul primo tram, magari quello diretto allo zoo o a Frankental. Del resto, sulle fiancate dei tram le pubblicità sbandierano panda, koala e viaggi da sogno a Singapore. Ma ci sono binari che non vedremo e luoghi che, forse, esistono proprio perché non ci saremo. Un’altra pubblicità tranviaria dice: The show must go wrong”.
Il Tempo
Un altro aspetto molto importante dell’opera è il tempo, infatti i capitoli sono dodici, uno per ogni mese dell’anno, e gli autori descrivono il lento ma inesorabile trascorrere delle stagioni, che muta l’aspetto della piazza. “Oggi però non stiamo camminando: stiamo annaspando nella tormenta, scivolando sul suolo impiastrato di fango e di neve, incappucciati nei nostri giacconi che ricoprono strati di tessuto anche sorprendenti (dalla canottiera di lana alla calzamaglia termica). Le mascherine mediche imposte dalla pandemia di COVID-19 nascondono il resto, a eccezione della striscia degli occhi. La Bahnhofstrasse, sferzata dalle raffiche di vento, diventa una steppa innevata. Le poche persone che incrociamo sono ombre di passaggio, coperte dalla testa ai piedi. Le vetrine dei negozi chiusi riflettono la nostra andatura”.
All’inizio di ogni capitolo, dopo alcune righe introduttive, compaiono delle fotografie che gli autori hanno scattato con i cellulari durante la lettura delle poesie in piazza. Si tratta di immagini molto suggestive, che evocano l’anima metropolitana di Zurigo. Pur non essendo fotografi di professione, gli autori hanno dato prova di grande talento.
“Come levare tutti gli schermi, i veli, tutte le corazze, le cotte di maglia, i giubbotti antiproiettili sotto cui nascondiamo il nostro io? Come arrivare all’essenza della nostra identità, a quello che Georges Simenon chiamava l’homme tout nu? È difficile guardare noi stessi per quello che siamo, semplicemente, senza inganni. È difficile anche guardare gli altri. Ma non solo le persone; perfino i luoghi tendono a nascondersi nel momento stesso in cui li visitiamo: sono nove mesi che torniamo in Paradeplatz, eppure a volte mi sembra di non averla ancora mai vista”.
Nonostante la presenza di riflessioni profonde e di poesie complesse, l’opera è molto scorrevole. Si tratta di un’occasione per conoscere meglio Zurigo e il suo nuovo volto internazionale, assaporando l’eternità della poesia.
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