“A scarecrow sight” è l’album d’esordio di James Meadow
James Meadow, nome d’arte di Davide Falcone, è un cantautore e antropologo che ieri, 20 settembre, ha pubblicato per IRD Music il disco d’esordio dal titolo “A scarecrow sight”. L’album è stato prodotto e arrangiato da Luca Perciballi in stile folk rock anni 70-80 ed è stato anticipato dal singolo e videoclip di “The imaginary bond”.
Ora andiamo fondo delle undici tracce del disco.
“If you keep on walking” è un brano acustico e di stampo folk, con più chitarre sovraincise a conferire un’atmosfera concitata all’insieme, il testo invita a non demordere e a continuare il proprio cammino: “university holds our minds and the City gets our time, but if you keep on walking, find your promised land” (l’università tiene le nostre menti, e la città il tempo, ma se continui a camminare, trova la tua terra promessa).
“Legacy” avvolge subito nel ritmo; nel ritornello una lieve distorisone nella chitarra sottolinea il tema della canzone, che si incentra su tematiche politiche e sociali, dalle quali emerge la lecita domanda “I’m wondering where is my choice, won’t you tell me nothing about legacy?” (mi chiedo dove sia la mia scelta, perché non mi parli del mio lascito?).
“Holding the future” è un lento malinconico incentrato anch’esso su tematiche sociali, sugli immigrati e le problematiche di integrazione: “Dreams can dance when you close your eyes, in the morning you’re again in the web of life” (i sogni possono ballare quando chiudi gli occhi, al mattino sei di nuovo nella rete della vita).
“Mother” è un brano folk acustico chitarra voce, con una melodia intensa e un testo struggente: “do you know I come from there? When the sea is wearing in red and the forest smells like hate” (sai che vengo da lì? quando il mare si veste di rosse e la foresta puzza di odio).
“Freedom of tools” è un brano trascinante e dalla melodia fluida, un inno a muoversi e ad andare avanti, nonostante l’unica libertà che abbiamo, nella società fortemente competitiva di oggi, sia paragonabile a quella di un burattino: “if you follow this street you’ll never be alone, more information, more competition, qualified people, in this freedom of tools” (se segui questa strada non sarai mai solo, più informazione, più competitività, persone qualificate, per questa libertà di burattini)
“Heavy sky of home” è un lento intenso e interiore, una riflessione su se stessi e la propria origine: “I’m the scarecrow on the land, facing the laziness of every man, I’m the confident of the moon, for a different vision upon this world, under this heavy sky of home” (sono lo spaventapasseri sulla terra, che affronta la pigrizia di ogni uomo, sono il confidente della luna, per una visione diversa di questo mondo, sotto questo pesante cielo di casa).
“Entangled in love” è una canzone d’amore dalle sonorità folk pop, con un arrangiamento in cui il piano ha un risalto particolare, che dona un valore aggiunto all’insieme: “and the world doesn’t stop his motion goal, if I give a shape to my emotions flow, I could sing I’m entangled in love” (e il mondo non si ferma nel suo puntare al movimento, se dessi una forma al flusso delle mie emozioni potrei cantare che sono impigliato nell’amore).
“Turbulence” si muove in una ritmica elaborata e un’atmosfera che nel ritornello si amplia e avvolge in un clima introspettivo e lievemente cupo, rappresentando bene il concetto di turbolenza del titolo: “I dig deeper in time with no fear for what I find, I climb with the burden of the change, I throw myself in this turbulence” (scavo più a fondo nel tempo senza paura per quello che trovo, e mi arrampico con il peso del cambiamento, getto me stesso in questa turbolenza).
“Snowy silence” è un brano strumentale emozioni, la sola chitarra riesce a trasmettere in ogni nota ogni sfumatura emotiva, che porta l’immaginario verso il “silenzio nevoso” evocato dal titolo.
“The imaginary bond” è una ballata folk luminosa che ben rappresenta il legame immaginario del titolo, insieme alle immagini del testo: “when the books get all the answers to find, and the prophet has truth in his mouth, I need to find a way in the void between you and I” (quando i libri habbo tutte le risposte da trovare, e il profeta ha la verità in bocca, ho bisogno di una strada per colmare il vuoto tra me e te”) .
“We met in a glance” è un brano acustico d’atmosfera che ampia la sonorità nel ritornello con un lieve ritmo e la voce doppiata: “and there we were the stars, an eclipse sublime and fleeting, we swam in the universe, we met in a glance” (e lì eravamo steslle, un’eclissi sublime e fugace, abbiamo nuotato nell’universo, ci siamo conosciuti in uno sguardo).
Un disco notevole per il suono e gli arrangiamente, belli i testi; la voce di James Meadow è diretta e ruvida e si amalgama bene nel tutto.
Roberta Usardi
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