“A-Men”: la crisi di Walter Leonardi al Teatro Fontana di Milano
Dal 9 al 12 luglio è andato in scena al Teatro Fontana di Milano “A-men. Gli uomini, le nuove religioni e altre crisi”. Protagonista e regista, ma anche autore, insieme a Carlo Giuseppe Gabardini, è Walter Leonardi, attore del Terzo Segreto di Satira.
Sala in fremito (per quanto possibile, rispettando tutte le norme di sicurezza anti-Covid), sipario chiuso. Quando le luci lievemente si abbassano esce Walter Leonardi, in jeans strappati e camicia bianca, per salutare il pubblico e introdurlo a quello che andrà a raccontare, una specie di prologo, o meglio, un antipasto di quelli che fanno venire l’acquolina in bocca. Il comico già porta a sorridere con le sue espressioni e la sua versatilità vocale, e molti già sghignazzano forte e chiaro. Lo spettacolo che sta per iniziare parla di una crisi, quella di un uomo, Walter (riferimento autobiografico) che per tre mesi, o forse tre anni, ad ogni modo per un periodo di tempo indefinito, ma lungo, è rimasto in simbiosi col divano, immobile a guardare la tv. Non i programmi tv, ma la tv come oggetto. E nella sua immobilità è diventato “invisibile”, tanto che la sua compagna ha deciso di dedicare le sue attenzioni al vicino di casa. Nonostante questo Walter non ha opposto resistenza, ma ha capito che stava attraversando una crisi. Ma perché è cominciata? Quando è cominciata? Come reagire? A chi rivolgersi?
Così inizia il viaggio dell’eroe, in questo caso il percorso che Walter decide di compiere per uscire dalla sua crisi. La tappa dall’analista è la prima sulla lista, un classico, poi seguita da un tentativo di avvicinamento alla religione (non solamente cattolica!), dato che la crisi potrebbe essere dovuta proprio all’assenza di spiritualità. Walter si approccia quindi ai rappresentanti religiosi, ma con ben poco successo, così che decide di rivolgere altrove il suo sguardo. Ciò non toglie una riflessione sottile su determinate dinamiche, pregiudizi, cliché. che dal tema sacro scivola su pedofilia, razzismo, fino ad arrivare ai rapporti umani, come quello tra padre e figlio o l’incontro con una donna che fa battere il cuore. Che la crisi di Walter sia dovuta alla mancanza di un amore?
“Forse l’amore è l’unica fede per cui vale la pena vivere e morire.”
Attraverso scenari tutt’altro che scontati e che portano a galla, una ad una, le fragilità dell’uomo, Walter continua la sua ricerca fino a capire che ai giorni nostri il mondo del digitale, degli smartphone di ultima generazione e della comunicazione virtuale è oramai predominante, così tanto che forse a governare il mondo è proprio la tecnologia… ma fino a che punto? Può la tecnologia diventare religione?
Non c’è che dire, Walter Leonardi ha portato il pubblico con sé non solo nella sua crisi, ma anche nell’attualità, le paure, le speranze di ognuno di noi.
Roberta Usardi
Fotografia di Mapel