“2071”, una lezione sul clima al Teatro Sociale di Como
Certe volte il teatro deve reinventarsi per trasmettere un messaggio attuale e innovativo, è necessario rompere gli schemi. 2071 di Duncan MacMillan e Chris Rapley, tradotto da Giulia Lombezzi e diretto da Angela Ruozzi, lancia l’allarme in relazione al cambiamento climatico con uno spettacolo-mostra che coinvolge tutti gli spazi del Teatro Sociale di Como. Il risultato è una soluzione cui raramente si assiste a teatro.
Lo spettacolo è un monologo, una coinvolgente lezione di scienze tenuta da Graziano Sirressi nei panni di un carismatico professore che ci parla dal 2014, un passato non remoto e non ancora colpito dalla pandemia, ma che ci induce a riflettere su quanto la situazione sia oggi ben più grave di come ci sia stata raccontata nel corso dello spettacolo. Le sue parole sono appassionate, intrise di una professionalità degna di ogni relatore scientifico e carismatiche come quelle che ogni insegnante dovrebbe pronunciare in classe. Le pause e la gestualità sono accuratamente studiate, lo sguardo è serio quanto il suo messaggio di denuncia e la voce è modulata con precisione chirurgica.
Lo spettacolo non si è svolto sul palcoscenico per una tradizionale platea di spettatori, ma ha coinvolto tutti gli ambienti del teatro, dal foyer al sottopalco, dalle sale prove alla sala di danza, dal palcoscenico all’esterno del teatro. Le maschere hanno guidato il pubblico con pazienza e professionalità, mostrando quegli spazi del teatro che solitamente sono preclusi agli spettatori e consentendo così non solo di assistere ad un avvincente spettacolo sul clima, ma anche di ammirare il Teatro Sociale da un punto di vista solitamente riservato ai professionisti dello spettacolo. Per realizzare un’opera di questo genere il numero di spettatori deve essere molto basso, di conseguenza sono stati realizzati tre turni, che sono andati in scena nel medesimo pomeriggio. Si è dunque creata un’atmosfera molto intima di condivisione tra attore e pubblico, in quanto la quarta parete si è infranta: attore e spettatori si sono scrutati a vicenda a distanza ravvicinata e hanno potuto interagire. Il pubblico ha partecipato con maggiore attenzione e ponendo domande non soltanto perché lo spettacolo era interessante ma anche perché, date le particolari condizioni in cui si svolgeva l’opera, l’attore avrebbe notato la disattenzione degli spettatori e nessuno avrebbe voluto offendere un artista così capace.
La scenografa Eleonora De Leo ha saputo realizzare un ambiente scientifico all’interno del teatro attraverso numerosi oggetti di scena come bacher colmi d’acqua, zainetti impiegati nelle spedizioni in antartide, lavagne e molto altro ancora. Sono state realizzate inoltre delle piccole mostre fotografiche per mostrare al pubblico gli effetti del cambiamento climatico, grazie agli scatti di Nature Photographer of the year e The Enviromental Photographer of the Year, e un breve video. Per realizzare questo spettacolo hanno dunque collaborato la recitazione, l’architettura ottocentesca del Teatro Sociale, la scienza, la fotografia e la documentaristica. Al termine dell’opera è stato proposto inoltre un cartellone con un testo scritto ed è stato consegnato un volantino di commiato, perciò anche la parola scritta è stata impiegata per trasmettere il messaggio di 2071. Si tratta di una commistione di arti e scienze elaborata e complessa, moderna e originale, che si imprime facilmente nella memoria dello spettatore proprio perché e ancora raro vedere a teatro spettacoli simili.
Lo spettacolo si guadagna un dieci e lode per l’originalità dell’impiego dello spazio del teatro, esattezza scientifica delle informazioni e la semplicità con cui le ha trasmesse al pubblico, la varietà degli strumenti artistici e di comunicazione in supporto alla recitazione. Spettacoli così originali meriterebbero maggiore attenzione da parte del pubblico, eppure proprio per le loro particolari caratteristiche possono coinvolgere soltanto un esiguo numero di spettatori. Poco importa, ancora una volta il Teatro Sociale di Como ha fatto centro.
Valeria Vite
Fotografia di Studio Pagi
[…] Articolo pubblicato su Modulazioni Temporali. […]