“Il corpo della voce – Carmelo Bene, Cathy Berberian, Demetrio Stratos”
Fino al 30 giugno 2019 il Palazzo delle Esposizioni di Roma ospiterà la mostra “Il corpo della voce – Carmelo Bene, Cathy Berberian, Demetrio Strato”, giunta fino a noi grazie all’assiduo lavoro di Anna Cestelli Guidi e Francesca Rachele Oppedisano, curatrici della mostra, con i contributi scientifici di Franco Fussi e Graziano G. Tisato, promossa da Roma Capitale – Assessorato alla crescita Culturale e organizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo.
Protagonista della mostra è la potenzialità sonora della voce umana, che si distacca dalla parola e dal suo significato, attraverso i momenti più rilevanti del lavoro di ricerca e sperimentazione, sulla scia delle avanguardie del ‘900, che emerge dalle opere di tre artisti straordinari: il musicista cantante di origini greche Demetrio Stratos (1945-1979), la cantante mezzosoprano americana di origine armena Cathy Berberian (1925-1983) e l’attore e regista Carmelo Bene (1937–2002), attraverso 120 opere tra foto, video, materiali di repertorio, partiture originali, corrispondenze, documenti ed exhibit interattivi, aree di ascolto e apparecchiature elettroniche.
Demetrio Stratos, “Le bocche”, sequenza, casa Stratos, Milano, 1977
Ci troviamo subito di fronte al monologo di Samuel Beckett “Not I” (“Non io”), dove protagonista indiscutibile è la bocca, confine tra il corpo e la parola. Da qui il percorso ha inizio con una sezione scientifica introduttiva curata da Franco Fussi, medico-chirurgo, specialista in Foniatria e Otorinolaringoiatria, che descrive l’interno della cavità di risonanza dove si configura la voce nella sua carnalità, dove percepiamo la voce legata sia al contesto muscolare sia a quello spirituale.
Con “Pour en finir avec le jugement de Dieu” Antonin Artaud ci introduce Demetrio Stratos – frontman negli anni ’70 del gruppo progressive rock Area – che intraprende una ricerca sulle proprie capacità vocali, in ambito musicale e teatrale, inizialmente da solo, poi nel lavoro con il compositore statunitense John Cage che nella mostra è documentato da fotografie, scritture e video. Interessanti le foto di Silvia Lelli sulle bocche di Stratos e le tre installazioni interattive realizzate appositamente per la mostra da Graziano Tisato, ricercatore presso l’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione (ISTC) del CNR di Padova che permettono di approfondire la comprensione degli effetti vocali prodotti dall’artista. Colpisce il lavoro di Stratos con il poeta Nanni Balestrini le milleuna piéce per danza, registrato per lo spettacolo della danzatrice valeria magli all’interno della rassegna Sexpoetry organizzata dal teatro out off di milano nel 1979: un testo di cento parole che cominciano con la lettera s tutte con un’allusione sessuale interpretate con modalità di lettura e di ritmo differente che il visitatore può ascoltare attraverso le cuffie.
“Amorevolmente andare, amorevolmente restare, in ogni caso, amorevolmente progredire, amorevolmente regredendo.” – Claudio Costa –
La seconda voce che incontriamo nel percorso della mostra è quella di Cathy Berberian alla ricerca, negli anni ’50, di una nuova vocalità nell’ambito anche delle sperimentazioni elettroniche, data la sua capacità di esercitare stili differenti di canto attraverso una particolare vocalità espressiva: Cage e Luciano Berio comporranno per lei Aria e Thema (Omaggio a Joyce) e molti altri artisti comporranno, esclusivamente per la sua voce, materiale inedito che troveremo in mostra proveniente dalla Paul Sacher Stiftung di Basilea. Tra il 1966 e il 1969 compone “Stripsody” per voce sola per cui trae ispirazione dalle onomatopee delle comic strips, lavorandoci in collaborazione con Umberto Eco ed Eugenio Carmi, di cui possiamo ammirare, in mostra, le stampe ispirate alle stesse onomatopee.
Cathy Berberian, inizi anni ‘70. Foto Maria Austria. Collezione Cathy Berberian, Fondazione Paul Sacher Basilea - © Maria Austria
La terza e ultima voce del percorso è quella dello straordinario uomo di teatro Carmelo Bene che, negli anni ’60, indaga sulle possibilità di variazione espressiva attraverso l’amplificazione e la ricostruzione del suono. Risultati ammirabili, all’inizio degli anni ’80, nei suoi spettacoli dove crea un connubio tra teatro e musica: “Manfred”, poema drammatico di G.G. Byron musicato da R. Schumann, lo spettacolo-concerto “Majakóvskij” e l’ “Adelchi” di Alessandro Manzoni, “Hommelette for Hamlet”, “Macbeth Horror Suite” che qui possiamo vedere e ascoltare. Troviamo, inoltre, documenti, copioni, manoscritti inediti e i meravigliosi appunti poetici sulla postura e sui movimenti che Bene adottava sulla scena.
Carmelo Bene, Solitudine in Achille, quaderno con appunti manoscritti, s.d. (primi anni novanta). Archivio Carmelo Bene, Foto Francesco Buccarelli
Il catalogo della mostra contiene i testi di Guido Barbieri, Adriana Cavarero, Anna Cestelli Guidi, Angela Ida De Benedictis e Nicola Scaldaferri, Franco Fussi, Luca Nobile, Francesca Rachele Oppedisano, Gianni Emilio Simonetti, Graziano G. Tisato. Alla mostra saranno inoltre dedicati una articolata serie di eventi speciali, rassegne cinematografiche, laboratori, giornate per famiglie e bambini sul tema della Voce.
Ogni sabato e domenica dal 13 aprile al 16 giugno, ore 11.00-13.00 e 14.40-18.00, inizio ogni 20 minuti “Liberare la voce” – un’esperienza giocosa di “riscaldamento vocale” in gruppo, rivolta al pubblico della mostra e condotta da insegnanti specializzati nel Metodo Linklater, un metodo di addestramento vocale celebre in tutto il mondo, non solo per attori e cantanti ma per tutti coloro che sono interessati a una più efficace e libera comunicazione nella vita di quotidiana. Partecipazione inclusa nel biglietto d’ingresso.
Orari: domenica, martedì, mercoledì e giovedì: dalle 10.00 alle 20.00;
venerdì e sabato: dalle 10.00 alle 22.30;
lunedì chiuso
Biglietti: Intero € 10; ridotto € 8
Informazioni e prenotazioni: Singoli, gruppi e laboratori d’arte
tel. 06 39967500
www.palazzoesposizioni.it